giovedì 26 febbraio 2015

  IMU TERRENI AGRICOLI: Governo e PD vogliono che si paghi.
Il Senato ha approvato ieri il decreto sull’Imu agricola con 132 voti favorevoli, 83 contrari e 2 astenuti. Il decreto passa ora alla Camera.
Le opposizioni FI, Lega e M5S hanno puntato -in via preliminare- sull'abolizione integrale dell'imposta, ma sono state battute 
Sono passati invece gli ementamenti che prevedono:
- il rimborso per i contribuenti che hanno pagato l'Imu in base al criterio "altimetrico" del Dm di   
   novembre e poi superato dal d.l. N. 4/2015.
- per il 2015 viene prevista una detrazione di €. 200 per i coltivatori ed imprenditori professionali per 
  i terreni che insistono nei Comuni, come Pontelatone, dove l'esenzione IMU era presente in base 
  alle vecchie regole e che poi è sparita con la riforma.
- non ci saranno sanzioni per chi non ha effettuato il pagamento entro la data che era stata fissata per il 10 febbraio scorso ma che eseguirà il versamento entro il prossimo 31 marzo.
 Risultati immagini per immagini terreni
Ci voleva un governo di pseudo-Sinistra 
per l'ennesimo ingiusto balzello
 
 
 

mercoledì 25 febbraio 2015

LE POLITICHE GIOVANILI...QUESTE DIMENTICATE

Alcuni Comuni hanno partecipato al bando per ottenere finanziamenti per le politiche giovanili in base all' Avviso Pubblico Programma di Azione “Meetyoungcities”; sul sito della Fondazione IFEL dell'ANCI è presente l'elenco dei Comuni ammessi (n. 71) e di quelli esclusi ( n. 11), ma tutti gli altri Comuni non si curano dei giovani?

martedì 24 febbraio 2015

IN RICORDO DI SANDRO PERTINI
Oggi, 24 febbraio 2015, è il 25esimo anniversario della morte di Sandro Pertini, amatissimo e indimenticabile Presidente della Repubblica, in carica dal 1978 al 1985.
Uomo schietto e di eccezionale rigore morale, chissà come avrebbe reagito di fronte agli scandali attuali di certi politici di oggi.
Quando scoppiò lo scandalo Petroli, Pertini era presidente della Camera e rilasciò una durissima intervista sul Corriere della Sera :
Non accetterò mai di diventare il complice di coloro che stanno affossando la democrazia e la giustizia in una valanga di corruzione. Non c’è ragione al mondo che giustifichi la copertura di un disonesto, anche se deputato. Lo scandalo più intollerabile sarebbe quello di soffocare lo scandalo. L’opinione pubblica non lo tollererebbe. Io, neppure. […] Nel mio partito mi accusano di non avere souplesse (flessibilità). Dicono che un partito moderno si deve ‘adeguare’. Ma adeguare a che cosa, santa Madonna? Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo. Meglio allora il partito non adeguato e poco moderno. Meglio il nostro vecchio partito clandestino, senza sedi al neon, senza segretarie dalle gambe lunghe e dalle unghie ultralaccate… Dobbiamo tagliarci il bubbone da soli e subito. Non basta il borotalco a guarire una piaga. Ci sono i ladri, gli imbroglioni? Bene, facciamo i nomi e affidiamoli al magistrato”.
E quando, nello stesso anno, correva il 1974, i deputati della Camera provarono ad aumentarsi l’indennità, minacciò le dimissioni così: “Ma come, dico io, in un momento grave come questo, quando il padre di famiglia torna a casa con la paga decurtata dall’inflazione… voi date quest’esempio d’insensibilità? ‘Io deploro l’iniziativa. Entro un’ora potete eleggere un altro presidente della Camera. Siete 630, ne trovate subito 640 che accettano di venire al mio posto. Ma io, con queste mani, non firmo…”. E alla fine l’aumento non passò.

Uno dei suoi ultimi discorsi impressionano per l'incredibile attualità.
"Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste. Ecco l'appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l'onestà e il coraggio. L'onestà... l'onestà... l'onestà...........E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c'è qualche scandalo. Se c'è qualcuno che da' scandalo; se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!"

E ancora, quell'ultimo toccante invito ai giovani da Presidente: “Voi giovani siete la futura classe dirigente del nostro paese, dovete quindi prepararvi per assolvere degnamente questo nobilissimo compito. Ebbene io, finché vita sarà in me, sarò al vostro fianco, nelle vostre lotte, giovani che mi ascoltate. Lotterò sempre con voi per la pace nel mondo, per la libertà e per la giustizia sociale.”





sabato 21 febbraio 2015

Storia di una famiglia.

Storia di una famiglia con tre figli: due sorelle e un fratello.
Le sorelle si chiamavano Cultura e Politica, il fratello Potere. La prima sorella, la Cultura, se ne andò: la gestione della casa , allora, rimase nelle mani degli altri due, Politica e Potere e precipitò in un pragmatismo senza valori.
Dopo qualche tempo tornò la sorella Cultura e andò via l’altra sorella, la Politica. Quella casa precipitò in un inferno perchè il fratello, il Potere, opprimeva e vessava la sorella Cultura.
Dopo qualche tempo tornò a casa la sorella Politica e questa volta fu il fratello Potere ad andare via. Le due sorelle, Cultura e Politica, scoprirono, allora, che senza il fratello Potere non c'era alcuna possibilità di gestire la propria casa.
Morale della favoletta: in quella casa come nel paese, c’era bisogno di tutte e tre le cose, Cultura, Politica e Potere.
( Da Geronimo: la Politica nel cuore )

giovedì 19 febbraio 2015

CHIUSURA UFFICI POSTALI
 “I servizi ai territori non possono essere ulteriormente sacrificati. Per questo reputiamo positivo l’accordo raggiunto oggi tra ANCI, Poste italiane e Regioni, che prevede l’avvio entro brevissimo tempo di tavoli di concertazione regionali per trovare le soluzioni piu’ valide per ogni territorio ed evitare di lasciare i Comuni, soprattutto i centri piu’ marginali, privi di un servizio statale essenziale come quello garantito da Poste italiane”. Cosi’ il Coordinatore Nazionale ANCI dei Piccoli Comuni, Massimo Castelli, al termine dell’incontro di oggi tra ANCI, Poste e Regioni, riguardante il piano di razionalizzazione degli uffici postali nei territori. “I Comuni – afferma Castelli – hanno dimostrato anche in questa sede di non avere posizioni aprioristiche, riconoscendo anche le necessita’ di razionalizzazione avanzate da Poste. Al contempo pero’, se le rassicurazioni a fronte della chiusura e della riduzione di orario degli uffici postali consistono nel garantire servizi telematici sostitutivi e della stessa efficacia, proprio sull’efficacia di questi stessi servizi abbiamo mostrato perplessita’".
"La funzione dei tavoli di concertazione a livello regionale ANCI-Regioni-Poste dunque – aggiunge Castelli –, sara’ proprio quella di verificare e fare in modo che, a fronte di eventuali chiusure, siano gia’ operativi, implementati e realmente garantiti i servizi telematici alternativi. Per dirla con una metafora: prima il Telepass, poi sara’ possibile rinunciare al casellante. Su queste linee le Regioni hanno espresso la loro piena condivisione e disponibilita’. Ancora una volta il dialogo per il quale ANCI preme ha portato i suoi frutti.

 fonte ANCI
IMU TERRENI AGRICOLI
Ieri ci sarebbe dovuta essere la sentenza di merito del Tar Lazio sul pagamento e regole dell'Imu per i terreni agricoli, ma il tribunale amministrativo ha deciso di rimandare la sentenza, per esprimersi una sola volta, all'altra udienza prevista (per altri ricorsi depositati) il 17 Giugno Giugno 2015.
Sono stati pochi i proprietari terrieri che hanno osservato il termine di pagamento del 10 febbraio a causa della confusione, ancora non risolta, sulla questione e nell'attesa della nuova senternza in proogramma il prossimo 17 giugno.
Il Tar, infatti, potrebbe (anche se improbabile) nuovamente bloccare il pagamento dell’imposta o addirittura cancellarlo. 
Con la circolare 1/E del 9 febbraio, l’Agenzia delle Entrate ha sospeso sanzioni o interessi per questa tassa.  Anche perché il D.L. n. 4/2015 deve essere ancora convertito in legge – c’è tempo fino al 25 marzo prossimo – e soprattutto sono ancora pendenti i ricorsi al Tar.

martedì 17 febbraio 2015

CON LE IMMAGINI E' PIU' FACILE.......

Buongiorno
Massimo Gramellini 
  Dove girano le eliche
Colpito da malore durante una vacanza ad Alghero, il dottor Gaetano Marchese ha rifiutato il ricovero nel vicino ospedale di Sassari e si è fatto dare uno strappo fino a Palermo dall’elicottero del 118 siciliano di cui è direttore. La notizia, orgogliosamente sbandierata dal 118 come prova di efficienza, è di sicuro una prova di attaccamento alla propria terra di origine. Tra le lenzuola del nosocomio sardo l’esimio Marchese sarebbe stato accudito meglio di un principe. Ma è nel momento del bisogno che l’uomo sente risuonare con più prepotenza il richiamo delle radici. Ed è commovente che la comunità abbia assecondato quel richiamo, mettendo a disposizione del Marchese in ambasce un velivolo del pronto soccorso diretto dal Marchese medesimo.  
 Qualcuno ipotizza favoritismi e abusi di potere. Figuriamoci, la regola del Marchese varrà per tutti i cittadini. Ovunque nel mondo ci colga un malore, basterà chiamare il 118 siciliano per vedere stormi di elicotteri levarsi in volo come in una scena di «Apocalypse Now». Di giorno e di notte, come nel suo caso. Dite di no? Dite che l’altra settimana a Catania, quando si è trattato di farne decollare uno per porre in salvo una neonata, a levarsi in volo sono stati solo i consueti ostacoli burocratici? Temo abbiate ragione. Invece di vantarsi dell’efficienza che il 118 ha dispiegato soltanto per lui, forse il Marchese (del Grillo?) farebbe meglio a provare un po’ di imbarazzo, perché nell’aria si sente già uno straordinario giramento di eliche. Quelle dei contribuenti.

 PER CHI VOLA DI NOTTE L’ELICOTTERO DEL 118 (Gian Antonio Stella)
Il capo del 118 palermitano si è fatto mandare un elicottero di notte da Palermo ad Alghero per farsi operare in Sicilia. Per la piccola Nicole, morta in ambulanza tra Catania e Ragusa, niente elicottero.
Lunga vita a Gaetano Marchese, il direttore del 118 palermitano che si è fatto mandare un elicottero di notte da Palermo ad Alghero per farsi operare nel capoluogo siciliano. Temeva per la sua vita: difficile giudicare. Resta, sgradevolissima, la sensazione di una disparità insopportabile rispetto alla piccola Nicole morta sull’ambulanza che da Catania la portava a Ragusa. Per lei no, l’elicottero non c’era. Sia chiaro: non è detto che la neonata sarebbe sopravvissuta se anche avesse avuto a sua disposizione un elicottero in grado di trasferirla con la massima urgenza a Palermo o addirittura a Napoli, che certo non è più lontana da Catania di quanto Alghero sia lontana dal capoluogo siciliano. Anzi, via via che l’inchiesta del procuratore etneo Giovanni Salvi cerca di approfondire i dettagli di quella notte, con le telefonate a questo o quel nosocomio in cerca di «un posto in terapia intensiva», emergono sempre più dubbi…
Primo fra tutti: com’è possibile che una clinica convenzionata con il Sistema sanitario nazionale come la Gibiino faccia pubblicità su Internet (mamme col pancione, bimbi sorridenti, orsacchiotti…) declamando gli optional «col comfort di un hotel» offrendo alle donne «il menu personalizzato» con «le cuoche a disposizione» per i piatti scelti «dall’ospite secondo i suoi gusti» e il «frigobar con assortimento di bevande» e il giornale sul comodino la mattina e non sia in grado di gestire un’emergenza?
Se in tutta la provincia di Padova, per fare un solo esempio di una realtà più virtuosa di quella siciliana, si può partorire «solo» nelle strutture pubbliche senza una sola clinica privata che offra il servizio «deluxe» della Gibiino senza reparto di terapia intensiva, come è possibile che questo accada in una terra dove alcune tragedie sono un po’ troppo ricorrenti?
Mario Barresi, su La Sicilia, spara da giorni domande ustionanti. Perché, dopo il giro di telefonate, fu deciso «di affrontare il lunghissimo viaggio per Ragusa» (almeno un’ora e mezzo di macchina, in larga parte su strada provinciale) senza neppure chiedere a Messina, a un’oretta di autostrada? Perché fu scelta l’ambulanza privata anziché quelle del 118? Se la piccola è morta «nei pressi della stazione di servizio di Coffa» a meno di mezz’ora da Ragusa perché l’autolettiga è arrivata lì «un’ora e 10 minuti dopo»? E via così… Col sospetto di fondo, sul quale la magistratura dovrà fare chiarezza, che tutto quel trambusto di un paio di ore possa in qualche modo rendere più fosca la ricostruzione di eventuali errori…
Resta, tra le cose inaccettabili che hanno spinto il sindaco di Catania Enzo Bianco a decidere di costituirsi parte civile nel futuro processo, l’impossibilità per Nicole di usare eventualmente
un elicottero «perché la convenzione prevede che non possano volare dopo le dieci di sera». Fin qui, niente di troppo scandaloso: anche altri hanno convenzioni simili. Lo stesso 118 sardo, che si serve di un solo elicottero dei Vigili del Fuoco con base ad Alghero, non prevede voli notturni.
Ciò che dà una vertigine di fastidio è il sospetto che la regola non valga per tutti. Come nel caso accaduto il 15 gennaio scorso e raccontato ieri da Patrizia Canu su L’Unione Sarda: «Poco dopo le 23, al 118 arriva una segnalazione di un paziente, un turista, con un forte dolore al torace. Si teme un infarto. Viene inviata un’ambulanza medicalizzata. No, non è un infarto, ma c’è bisogno di accertamenti urgenti. Viene accompagnato all’ospedale civile. Qui si scopre che quel turista si chiama Gaetano Marchese, ha 60 anni ed è il direttore della centrale operativa del 118 di Palermo». Pare aneurisma aortoaddominale. No, una dissecazione aortica. Una cosa seria. Serissima. Potrebbero portarlo a Sassari, a venti minuti d’ambulanza, dove la chirurgia vascolare del professor Renzo Boatto, un medico di origine veneziana, è considerata di assoluta eccellenza e opera da tempo con le tecniche più moderne e meno invasive. Mal che vada, a due ore di macchina c’è comunque Cagliari dove l’équipe del professor Stefano Chiamparini passa per essere tra le migliori su piazza.
Marchese, però, non si fida. Vorrebbe essere operato a Palermo, all’«Ismett», l’Istituto Mediterraneo Trapianti Terapie ad Alta Specializzazione. A tre ore e mezzo di volo da Alghero. Ma lasciamolo raccontare a lui: «Ho chiesto l’intervento dell’Ismett perché nell’ospedale di Alghero dove ero stato trasferito solo dopo tre ore dal mio arrivo mi è stata fatta una Tac. Esame che avevo richiesto sin dal mio arrivo attorno alle 0.30. Avevo compreso che il mio caso era stato sottovalutato dall’équipe di Alghero. Non avevo un aneurisma, ma una dissecazione aortica. Ogni ora che trascorrevo ad Alghero rischiavo di morire. Avevo compreso i sintomi visto che 20 giorni prima anche mia madre ha avuto la stessa patologia». Ammette che sì, gli avevano proposto di andare a Sassari, «ma visto che si era perso già tempo prezioso e pensando di dovere essere trasferito a Cagliari, con tempi di trasferimento di oltre tre ore in ambulanza, avevo chiesto e ottenuto il trasferimento all’Ismett di Palermo». Con un elicottero Agusta 139 partito dal capoluogo siciliano portando due équipe di rianimatori e rientrato all’alba con l’illustre paziente. Un volo costato, secondo gli esperti, «non meno di 15 mila euro» e sul quale la Procura di Palermo ha deciso di aprire un’inchiesta. «Nessun abuso è stato compiuto», insiste il capo del 118 palermitano: «Ho solo da medico tutelato la mia salute come quella dai tanti pazienti trasportati e salvati dal 118…»
Sarà… Ma, al di là delle comprensibili proteste dei chirurghi sardi che si sono sentiti offesi dalle spiegazioni accampate da Marchese («Facciamo da tempo interventi simili e quindici giorni prima avevamo salvato un giovane che aveva avuto proprio una dissecazione aortica», racconta Renzo Boatto) resta una domanda. Onestamente: quell’elicottero del 118 siciliano sarebbe decollato nella notte per una neonata figlia di una coppia qualunque?

domenica 15 febbraio 2015

 CONGELATA LA CHIUSURA DEGLI UFFICI POSTALI
La protesta contro la chiusura dei piccoli uffici postali da nord a sud ha spinto il governo a chiedere la settimana scorsa un incontro con Poste Italiane. Nell'incontro, che si è tenuto l'altro giorno presso il Ministero per lo sviluppo economico tra il sottosegretario Giacomelli, l'amministratore delegato di Poste Italiane Francesco Gaio e il presidente dell’Autorità per la garanzia nelle comunicazioni Angelo Cardani, si è covenuto che le Regioni e i Comuni saranno coinvolti nel piano di razionalizzazione predisposto dall’azienda.
Il sottosegretario Giacomelli prenderà ora contatto con il presidente della Conferenza delle regioni e con il presidente dell’Anci per concordare le modalità di coinvolgimento degli enti locali nel piano di razionalizzazione delle Poste.
Stando alle voci che mi giungono dalla capitale ci dovrebbero essere degli sviluppi nei prossimi giorni.
Apprendo che domani il nostro Sindaco si incontrerà con il direttore provinciale dell'azienda postale in merito alla paventata chiusura dell'ufficio postale di Treglia.
Bene la tempestività del Sindaco, ma come l'amministrazione vuole procedere per salvaguardare un servizio postale efficiente per i cittadini della frazione ?
Attenzione alle manie di protagonismo che poco hanno a che fare con il saper amministrare una comunità.



venerdì 13 febbraio 2015

 IL "PIZZO DI STATO" SUI TERRENI AGRICOLI
Martedì ho sentito a Ballarò (Rai Tre) il Ministro dell'Agricoltura che ha detto sfacciatamente: Il settore agricolo ha preso milioni di Euro dall’Europa ed in più è un settore in crescita. E quindi lo possiamo tassare? Saranno pure nuovi questi quì, ma già mi puzzano di vecchio.
Invece di fare politiche di detassazione per favorire lo sviluppo economico e occupazionale , hanno pensato bene di introdurre il “pizzo” sui terreni agricoli, altrove detto IMU.
E hanno pensato ancora “meglio” di imporre il tributo in maniera differenziata, applicando la norma, senza tener conto della redditività dei terreni, a chi è agricoltore o imprenditore agricolo e chi non lo è, ma detiene terreni agricoli.
Mi sento chiamato in causa, perché ho ereditato pochi ettari di terra e di bosco da mio padre.
Per tenere vagamente in ordine una parte di queste terre spendo soldi, senza averne nessun vantaggio.
Non sono certamente il solo. Tanti sono cosi': figli di contadini, senza esserlo. Né imprenditori, né coltivatori diretti.
Per soddisfazione, casomai, coltivano solo un piccolo orto spendendo soldi, tanti da bastare per comprare tre volte le verdure che producono.
Agricoltura famigliare, credo che si chiami. Consumo casalingo, ecco tutto. Sconveniente economicamente.
A quel funzionario o politico che ha pensato di mettere "il pizzo" sui terreni agricoli non ho niente da dire. Se non ci è arrivato da solo, se non sa queste cose di suo, non c’è possibilità che gliele possiamo mai far capire.






martedì 10 febbraio 2015

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Oggi,10 febbraio, ricorre il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per ricordare tutte quelle persone che tra il 1943 e il 1945 furono gettate nelle Foibe o furono costrette ad abbandonare le loro terre.
 Le foibe sono delle cavità naturali, dei pozzi, presenti sul Carso (altipiano alle spalle di Trieste e dell’Istria). dove tra il 1943 e il 1945 i partigiani comunisti iugoslavi  vi gettarono migliaia di persone di cittadini italiani considerati come nemici delpopolo iugoslavo.
Noi abbiamo il dovere di ricordare per non dimenticare; per fare in modo che simili tragedie  non si verifichino mai più nel corso della storia.





domenica 8 febbraio 2015

L’amministrazione comunale e i cittadini insieme si mobilitino contro la chiusura dell'Ufficio postale
E' ragionevole che i cittadini di quest'Italia minore, dei territori montani, periferici,siano caricati delle stesse tasse(vedi da ultimo l'IMU sui terreni) di coloro che risiedono in centri privilegiati e in cambio si vedano restituire tagli, disservizi, limitazioni, nuvole che adombrano il loro futuro?
Ho appreso dalla stampa e dai blog locali che nei piani di Poste Italiane Spa si parla della chiusura degli uffici postali collocati nelle piccole frazioni presenti in gran parte del territorio italiano, tra questi anche il “nostro “ufficio di Treglia.
Il taglio del servizio postale , se attuato, creerebbe non pochi disagi ai  residenti della frazione, soprattutto per quella fascia più debole rappresentata dagli anziani. 
Attualmente l’ufficio postale, pur nella sua ridotta apertura (3 giorni alla settimana), garantisce comunque un servizio.
Con la chiusura definitiva verrebbe a peggiorare la situazione di disagio per le persone che non dispongono di mezzi propri o che sono impossibilitate a raggiungere i paesi vicini. Basti pensare anche soltanto alla riscossione delle pensioni, alle bollette o pagamenti vari.
Dobbiamo adoperarci affinché questo non accada. Non è possibile che ogni due anni con decisioni unilaterali, senza quindi coinvolgere le amministrazioni locali, Poste Italiane realizzi chiusure di uffici postali togliendo servizi sempre e solo nelle piccole realtà, abitate maggiormente da anziani, dove l'esigenza del servizio postale è maggiore.
Un servizio pubblico essenziale, quale quello postale, non può essere valutato sul numero delle operazioni concluse , ma più opportunamente sull'impatto che lo stesso ha sulla popolazione.
E' fondamentale che la questione sia portata immediatamente all'attenzione del Consiglio Comunale, con la partecipazione di tutta la popolazione, per rafforzare il peso dell'Amministrazione Comunale in questa delicata partita
Partita che va giocata raccordandosi con gli altri comuni del casertano interessati, con tutti gli organismi sovracomunali e con l' ANCI (associazione nazionale comuni italiani).
ANCI e Poste Italiane hanno concordato e firmato un Protocollo d’Intesa per la realizzazione di servizi comunali ai cittadini che all’art. 3, recita: “Poste si impegna, nello sforzo di ottimizzazione della propria presenza territoriale, a tenere conto sempre e in ogni caso delle esigenze della clientela, diverse da comune a Comune ed a sviluppare sinergie sempre più efficaci con il sistema dei Comuni. Poste si adopererà per informare preventivamente i comuni interessati in merito agli interventi di razionalizzazione della rete degli Uffici Postali, al fine di instaurare, ove possibile, un dialogo volto ad individuare le eventuali soluzioni meglio compatibili con i bisogni della popolazione”.
Va , quindi, chiesto a Poste Italiane, interessando l'Anci, i nostri parlamentari (nazionali e regionali) di aprire subito un confronto costruttivo con le Amministrazioni locali , al fine di giungere a soluzioni condivise che, pur tenendo conto delle ragioni di contenimento della spesa, non determinino  una riduzione dei servizi a scapito dei cittadini.
E 'inaccettabile che si continui a infierire sui piccoli centri abitati, sulle zone montane e sulle fasce svantaggiate della popolazione , peraltro ,in un contesto di continuo aumento delle tasse.
Non bisogna perdere tempo. Un ritardo potrebbe essere fatale.
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venerdì 6 febbraio 2015

è difficile accettare il tuo paese così....
Capita a tutti di provare, in condizioni particolari e in certi momenti dell’esistenza, la sensazione di essere degli stranieri a casa propria. Quel senso di lontananza dalle cose e dai luoghi, come se  niente ormai ti ci tenesse più legato. Come se il tuo posto vero fosse un altro… solo che non c’è, perché le tue radici sono proprio lì, in quel luogo che ti sembra un altro posto, popolato da altra gente che ha la faccia delle persone che conosci, ma non ne ha l’animo. Brutta sensazione, per fortuna passa.
La brutta  sensazione sparisce e ritrovi le persone  che fanno parte della tua esperienza  e il piacere di riamare i luoghi che ti hanno visto  crescere.
Ti è passata la nausea: resta la bocca impastata, quell’acidità che infastidisce e la sgradevole sensazione che ritornerà presto, più forte di prima.

"Ciao, come stai"   mi dice un amico che,  poi ,dall'altro capo del telefono, mi chiede chiarimenti sulla sua posizione previdenziale. Dopo aver parlato a lungo, prima di lasciarci,  mi chiede: " hai letto cosa ha scritto l'altro sabato un commentatore sul blog Pontelatone 24 h ?"
Non so a cosa ti riferisci gli rispondo, se mi fai capire posso....
Mi interrompe e senza darmi ascolto continua : "Se dovesse essere  che   quello che ha votato è davvero il meno peggio, allora questo paese è  messo proprio male. Dovresti ....”.
Lo interrompo a mia volta, lo saluto e chiudo il telefono. Poi, incuriosito, accendo il pc e con un poco di fatica trovo il commento sotto il post "Pontelatone, il terribile schiaffo... ".  Lo  leggo, un commento pacato che pone alcune questioni molto serie  e  che mi pare  scritto da una persona  ponderata, riflessiva, razionale.
Vengono alla mente i bilanci falsi, il P.I.P industriale, Cervarecce, le varianti ad personam,gli  atteggiamenti spregiudicati e arroganti che hanno danneggiato non solo materialmente ma anche moralmente la nostra comunità e la sua stessa civile convivenza.
Allora mi dico: se non ha capito lui , riesce difficile pensare  che Pontelatone cambi.
Poi penso ai treni perduti, alle occasioni sprecate per creare un pò di lavoro per i  giovani, mi scorrono davanti agli occhi alcune  sedute del Consiglio comunale delle passate legislature, indegne di un paese civile.
La nausea sale , insieme a una grande tristezza:  abbiamo perso....... tutti.


mercoledì 4 febbraio 2015

IL DISCORSO DI INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Palazzo Montecitorio, 03/02/2015


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Signora Presidente della Camera dei Deputati, Signora Vice Presidente del Senato, Signori Parlamentari e Delegati regionali,
Rivolgo un saluto rispettoso a questa assemblea, ai parlamentari che interpretano la sovranità del nostro popolo e le danno voce e alle Regioni qui rappresentate.
Ringrazio la Presidente Laura Boldrini e la Vice Presidente Valeria Fedeli.
Ringrazio tutti coloro che hanno preso parte al voto.
Un pensiero deferente ai miei predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, che hanno svolto la loro funzione con impegno e dedizione esemplari.
A loro va l'affettuosa riconoscenza degli italiani.
Al Presidente Napolitano che, in un momento difficile, ha accettato l'onere di un secondo mandato, un ringraziamento particolarmente intenso.
Rendo omaggio alla Corte Costituzionale organo di alta garanzia a tutela della nostra Carta fondamentale, al Consiglio Superiore della magistratura presidio dell'indipendenza e a tutte le magistrature.
Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato.
La responsabilità di rappresentare l'unità nazionale innanzitutto. L'unità che lega indissolubilmente i nostri territori, dal Nord al Mezzogiorno.
Ma anche l'unità costituita dall'insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini.
Questa unità, rischia di essere difficile, fragile, lontana.
L'impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze.
La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo.
Ha aumentato le ingiustizie.
Ha generato nuove povertà.
Ha prodotto emarginazione e solitudine.
Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi.
Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di occupazione, l'esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali.
Sono questi i punti dell'agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo.
Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione.
Per uscire dalla crisi, che ha fiaccato in modo grave l'economia nazionale e quella europea, va alimentata l'inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa.
E' indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo.
Nel corso del semestre di Presidenza dell'Unione Europea appena conclusosi, il Governo - cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro - ha opportunamente perseguito questa strategia.
Sussiste oggi l'esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l'eguaglianza.
L'urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte.
Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovare modo di esprimersi compiutamente.
Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito.
Penso alle imprese, piccole medie e grandi che, tra rilevanti difficoltà, trovano il coraggio di continuare a innovare e a competere sui mercati internazionali.
Penso alla Pubblica Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve declinare i principi costituzionali, adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione, trasparenza, semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni.
Non servono generiche esortazioni a guardare al futuro ma piuttosto la tenace mobilitazione di tutte le risorse della società italiana.
Parlare di unità nazionale significa, allora, ridare al Paese un orizzonte di speranza.
Perché questa speranza non rimanga un'evocazione astratta, occorre ricostruire quei legami che tengono insieme la società.
A questa azione sono chiamate tutte le forze vive delle nostre comunità in Patria come all'estero.
Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso.
Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro Paese.
La strada maestra di un Paese unito è quella che indica la nostra Costituzione, quando sottolinea il ruolo delle formazioni sociali, corollario di una piena partecipazione alla vita pubblica.
La crisi di rappresentanza ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione, mentre dalla società emergono, con forza, nuove modalità di espressione che hanno già prodotto risultati avvertibili nella politica e nei suoi soggetti.
Questo stesso Parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento.
La più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari. Un risultato prezioso che troppe volte la politica stessa finisce per oscurare dietro polemiche e conflitti.
I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei. Rappresentano anche, con la capacità di critica, e persino di indignazione, la voglia di cambiare.
A loro, in particolare, chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale, non dimenticando mai l'essenza del mandato parlamentare.
L'idea, cioè, che in queste aule non si è espressione di un segmento della società o di interessi particolari, ma si è rappresentanti dell'intero popolo italiano e, tutti insieme, al servizio del Paese.
Tutti sono chiamati ad assumere per intero questa responsabilità.
Condizione primaria per riaccostare gli italiani alle istituzioni è intendere la politica come servizio al bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti.
E' necessario ricollegare a esse quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed estranee.
La democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente, individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi.
E' significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un'ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione.
Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua sovranità, desidero esprimere l'auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l'obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia.
Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico.
Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l'esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare.
Come è stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un'altra priorità è costituita dall'approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento.
Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione.
E' una immagine efficace.
All'arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L'arbitro deve essere - e sarà - imparziale.
I giocatori lo aiutino con la loro correttezza.
Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione.
La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno.
Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro.
Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro.
Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale.
Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici.
Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace.
Significa garantire i diritti dei malati.
Significa che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale.
Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi.
Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni.
Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità.
Significa sostenere la famiglia, risorsa della società.
Significa garantire l'autonomia ed il pluralismo dell'informazione, presidio di democrazia.
Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono l'Italia dal nazifascismo.
Significa libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva.
Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità.
La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute.
La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile.
Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini.
Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato.
Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci.
L'attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: «Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini».
E' allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti.
Dobbiamo incoraggiare l'azione determinata della magistratura e delle forze dell'ordine che, spesso a rischio della vita, si battono per contrastare la criminalità organizzata.
Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere.
Altri rischi minacciano la nostra convivenza.
Il terrorismo internazionale ha lanciato la sua sfida sanguinosa, seminando lutti e tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti.
Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio Oriente e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi.
Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell'odio e dell'intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell'ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano.
La pratica della violenza in nome della religione sembrava un capitolo da tempo chiuso dalla storia. Va condannato e combattuto chi strumentalizza a fini di dominio il proprio credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa.
Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell'ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà sarebbe un grave errore.
La minaccia è molto più profonda e più vasta. L'attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza.
Per minacce globali servono risposte globali.
Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiudendosi nel fortino degli Stati nazionali.
I predicatori d'odio e coloro che reclutano assassini utilizzano internet e i mezzi di comunicazione più sofisticati, che sfuggono, per la loro stessa natura, a una dimensione territoriale.
La comunità internazionale deve mettere in campo tutte le sue risorse.
Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato presso la Repubblica, esprimo un auspicio di intensa collaborazione anche in questa direzione.
La lotta al terrorismo va condotta con fermezza, intelligenza, capacità di discernimento. Una lotta impegnativa che non può prescindere dalla sicurezza: lo Stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura.
Il sentimento della speranza ha caratterizzato l'Europa nel dopoguerra e alla caduta del muro di Berlino. Speranza di libertà e di ripresa dopo la guerra, speranza di affermazione di valori di democrazia dopo il 1989.
Nella nuova Europa l'Italia ha trovato l'affermazione della sua sovranità; un approdo sicuro ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali. L'Unione Europea rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio.
L'affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento del grande spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia.
Le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi.
Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell'Europa del diritto e della democrazia.
E' questa un'emergenza umanitaria, grave e dolorosa, che deve vedere l'Unione Europea più attenta, impegnata e solidale.
L'Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori, ai vari livelli, per l'impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo.
A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace, che vede impegnati i nostri militari in tante missioni, ¬ deve essere consolidata con un'azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale, senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi.
Alle Forze Armate, sempre più strumento di pace ed elemento essenziale della nostra politica estera e di sicurezza, rivolgo un sincero ringraziamento, ricordando quanti hanno perduto la loro vita nell'assolvimento del proprio dovere.
Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché la delicata vicenda dei due nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trovi al più presto una conclusione positiva, con il loro definitivo ritorno in Patria.
Desidero rivolgere un pensiero ai civili impegnati, in zone spesso rischiose, nella preziosa opera di cooperazione e di aiuto allo sviluppo.
Di tre italiani, padre Paolo Dall'Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli non si hanno notizie in terre difficili e martoriate. A loro e ai loro familiari va la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano, insieme all'augurio di fare presto ritorno nelle loro case.
Onorevoli Parlamentari, Signori Delegati,
Per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l' ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo.
Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani:
il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi.
i volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà il volto di chi soffre, dei malati, e delle loro famiglie, che portano sulle spalle carichi pesanti.
Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto.
Il volto di chi ha dovuto chiudere l'impresa a causa della congiuntura economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi.
Il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri.
Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto.
Storie di donne e di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche, culturali e religiose.
Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace.
Viva la Repubblica, viva l'Italia!

LA LETTERA SCRITTA DAI DOCENTI DEL LICEO ARTISTICO RUSSOLI DI PISA: “Siamo docenti del Liceo artistico Russoli di Pisa e oggi siamo rimasti...