sabato 8 gennaio 2022

UN ATTO DI GENEROSITA' PER CONTRASTARE LO SPOPOLAMENTO DELLA FRAZIONE

La situazione delle aree interne e dei piccoli paesi in via di abbandono è nota a tutti. Si fugge da posti meravigliosi dove, però, non c’è lavoro.
Per troppo tempo la politica si è dimenticato di queste realtà che contengono alcuni aspetti tipici dell’italianità e della genuinità di un intero popolo, fornendo prove eccezionali di usanze e tradizioni di un passato neanche troppo lontano. 
Si potrebbe sostenere che lo spopolamento dei piccoli centri urbani non è solo un fenomeno contemporaneo, ma l’intera storia della civiltà è fatta di migrazioni da minuscole realtà rurali verso centri urbani più evoluti. Una considerazione giusta, ma che comunque si drammatizza nell’attualità se teniamo in conto dei ritmi con il quale si stanno spopolando i paesini.
Un vorticoso aumento che mette a serio rischio la tenuta (e l’esistenza stessa) delle tradizioni del popolo italiano.
La politica ha in concreto quasi ignorato questo processo di abbandono avvenuto già negli anni ’50 e solo ultimamente si sta attivando, anche se la strada è lunga e complessa. Bisogna agire rapidamente con iniziative concrete che possano fermare questa emoraggia e ripopolare i nostri comuni.
Negli anni passati sono state fatte moltissime diagnosi sul problema, ma poco o quasi nulla sul versante delle cure.
Solo di recente lo Stato sta mettendo in campo risorse anche se ancora insufficienti per dare le risposte giuste alle problematiche dei paesini delle aree interne e della montagna.
C'è bisogno di un grande piano per fermare lo spopolamento e ridurre il gap dei servizi tra chi abita in città e chi ancora resiste in periferia.
La crisi demografica ha investito anche il nostro Comune, ne ho parlato più volte sul blog negli anni passati
 
 
 
Dal 2001 all’ottobre 2021 la popolazione di Pontelatone è passata da 1881 a 1542 unità con una perdita secca a pari a -339  persone
Un calo che si è accentuato negli ultimi anni, dopo un periodo di galleggiamento. La crisi demografica ha riguardato particolarmente la frazione Treglia, a rischio di desertificazione nel giro di pochi anni.

Ripopolare la frazione e il centro storico del capoluogo, dove tra l’altro si può vivere in condizioni di piena sostenibilità e con un costo della vita più che ragionevole, è un obiettivo che dobbiamo avere, sia come singole persone, come famiglie, come comunità, sia dal versante degli amministratori pubblici.
Non deve e non può fare tutto lo Stato. Occorrono anche a livello locale iniziative coraggiose e atti di generosità.
Valga un esempio. A poca distanza dalla mia abitazione c'è un edificio di proprietà della Chiesa, costruito alla fine degli anni 50 con i sacrifici e il sudore dei trebulani.
Un tempo è stato sede di corsi di taglio e cucito per le giovani del posto, poi di colonia estiva montana per i ragazzi del Comune di Caserta appartenenti a famiglie bisognose.
Da anni l’edificio è, per la maggior parte, in stato di abbandono e di degrado, il Vescovo faccia un grande dono al paese. Regali l’edificio al Comune, perchè possa creare strutture ricettive e/o nuove abitazioni da mettere a disposizione, a titolo di comodato gratuito, di nuclei familiari che decidessero di stabilirsi a Treglia.
Sarebbe un bel segnale di risveglio del paese.


 

LA LETTERA SCRITTA DAI DOCENTI DEL LICEO ARTISTICO RUSSOLI DI PISA: “Siamo docenti del Liceo artistico Russoli di Pisa e oggi siamo rimasti...