martedì 17 febbraio 2015

CON LE IMMAGINI E' PIU' FACILE.......

Buongiorno
Massimo Gramellini 
  Dove girano le eliche
Colpito da malore durante una vacanza ad Alghero, il dottor Gaetano Marchese ha rifiutato il ricovero nel vicino ospedale di Sassari e si è fatto dare uno strappo fino a Palermo dall’elicottero del 118 siciliano di cui è direttore. La notizia, orgogliosamente sbandierata dal 118 come prova di efficienza, è di sicuro una prova di attaccamento alla propria terra di origine. Tra le lenzuola del nosocomio sardo l’esimio Marchese sarebbe stato accudito meglio di un principe. Ma è nel momento del bisogno che l’uomo sente risuonare con più prepotenza il richiamo delle radici. Ed è commovente che la comunità abbia assecondato quel richiamo, mettendo a disposizione del Marchese in ambasce un velivolo del pronto soccorso diretto dal Marchese medesimo.  
 Qualcuno ipotizza favoritismi e abusi di potere. Figuriamoci, la regola del Marchese varrà per tutti i cittadini. Ovunque nel mondo ci colga un malore, basterà chiamare il 118 siciliano per vedere stormi di elicotteri levarsi in volo come in una scena di «Apocalypse Now». Di giorno e di notte, come nel suo caso. Dite di no? Dite che l’altra settimana a Catania, quando si è trattato di farne decollare uno per porre in salvo una neonata, a levarsi in volo sono stati solo i consueti ostacoli burocratici? Temo abbiate ragione. Invece di vantarsi dell’efficienza che il 118 ha dispiegato soltanto per lui, forse il Marchese (del Grillo?) farebbe meglio a provare un po’ di imbarazzo, perché nell’aria si sente già uno straordinario giramento di eliche. Quelle dei contribuenti.

 PER CHI VOLA DI NOTTE L’ELICOTTERO DEL 118 (Gian Antonio Stella)
Il capo del 118 palermitano si è fatto mandare un elicottero di notte da Palermo ad Alghero per farsi operare in Sicilia. Per la piccola Nicole, morta in ambulanza tra Catania e Ragusa, niente elicottero.
Lunga vita a Gaetano Marchese, il direttore del 118 palermitano che si è fatto mandare un elicottero di notte da Palermo ad Alghero per farsi operare nel capoluogo siciliano. Temeva per la sua vita: difficile giudicare. Resta, sgradevolissima, la sensazione di una disparità insopportabile rispetto alla piccola Nicole morta sull’ambulanza che da Catania la portava a Ragusa. Per lei no, l’elicottero non c’era. Sia chiaro: non è detto che la neonata sarebbe sopravvissuta se anche avesse avuto a sua disposizione un elicottero in grado di trasferirla con la massima urgenza a Palermo o addirittura a Napoli, che certo non è più lontana da Catania di quanto Alghero sia lontana dal capoluogo siciliano. Anzi, via via che l’inchiesta del procuratore etneo Giovanni Salvi cerca di approfondire i dettagli di quella notte, con le telefonate a questo o quel nosocomio in cerca di «un posto in terapia intensiva», emergono sempre più dubbi…
Primo fra tutti: com’è possibile che una clinica convenzionata con il Sistema sanitario nazionale come la Gibiino faccia pubblicità su Internet (mamme col pancione, bimbi sorridenti, orsacchiotti…) declamando gli optional «col comfort di un hotel» offrendo alle donne «il menu personalizzato» con «le cuoche a disposizione» per i piatti scelti «dall’ospite secondo i suoi gusti» e il «frigobar con assortimento di bevande» e il giornale sul comodino la mattina e non sia in grado di gestire un’emergenza?
Se in tutta la provincia di Padova, per fare un solo esempio di una realtà più virtuosa di quella siciliana, si può partorire «solo» nelle strutture pubbliche senza una sola clinica privata che offra il servizio «deluxe» della Gibiino senza reparto di terapia intensiva, come è possibile che questo accada in una terra dove alcune tragedie sono un po’ troppo ricorrenti?
Mario Barresi, su La Sicilia, spara da giorni domande ustionanti. Perché, dopo il giro di telefonate, fu deciso «di affrontare il lunghissimo viaggio per Ragusa» (almeno un’ora e mezzo di macchina, in larga parte su strada provinciale) senza neppure chiedere a Messina, a un’oretta di autostrada? Perché fu scelta l’ambulanza privata anziché quelle del 118? Se la piccola è morta «nei pressi della stazione di servizio di Coffa» a meno di mezz’ora da Ragusa perché l’autolettiga è arrivata lì «un’ora e 10 minuti dopo»? E via così… Col sospetto di fondo, sul quale la magistratura dovrà fare chiarezza, che tutto quel trambusto di un paio di ore possa in qualche modo rendere più fosca la ricostruzione di eventuali errori…
Resta, tra le cose inaccettabili che hanno spinto il sindaco di Catania Enzo Bianco a decidere di costituirsi parte civile nel futuro processo, l’impossibilità per Nicole di usare eventualmente
un elicottero «perché la convenzione prevede che non possano volare dopo le dieci di sera». Fin qui, niente di troppo scandaloso: anche altri hanno convenzioni simili. Lo stesso 118 sardo, che si serve di un solo elicottero dei Vigili del Fuoco con base ad Alghero, non prevede voli notturni.
Ciò che dà una vertigine di fastidio è il sospetto che la regola non valga per tutti. Come nel caso accaduto il 15 gennaio scorso e raccontato ieri da Patrizia Canu su L’Unione Sarda: «Poco dopo le 23, al 118 arriva una segnalazione di un paziente, un turista, con un forte dolore al torace. Si teme un infarto. Viene inviata un’ambulanza medicalizzata. No, non è un infarto, ma c’è bisogno di accertamenti urgenti. Viene accompagnato all’ospedale civile. Qui si scopre che quel turista si chiama Gaetano Marchese, ha 60 anni ed è il direttore della centrale operativa del 118 di Palermo». Pare aneurisma aortoaddominale. No, una dissecazione aortica. Una cosa seria. Serissima. Potrebbero portarlo a Sassari, a venti minuti d’ambulanza, dove la chirurgia vascolare del professor Renzo Boatto, un medico di origine veneziana, è considerata di assoluta eccellenza e opera da tempo con le tecniche più moderne e meno invasive. Mal che vada, a due ore di macchina c’è comunque Cagliari dove l’équipe del professor Stefano Chiamparini passa per essere tra le migliori su piazza.
Marchese, però, non si fida. Vorrebbe essere operato a Palermo, all’«Ismett», l’Istituto Mediterraneo Trapianti Terapie ad Alta Specializzazione. A tre ore e mezzo di volo da Alghero. Ma lasciamolo raccontare a lui: «Ho chiesto l’intervento dell’Ismett perché nell’ospedale di Alghero dove ero stato trasferito solo dopo tre ore dal mio arrivo mi è stata fatta una Tac. Esame che avevo richiesto sin dal mio arrivo attorno alle 0.30. Avevo compreso che il mio caso era stato sottovalutato dall’équipe di Alghero. Non avevo un aneurisma, ma una dissecazione aortica. Ogni ora che trascorrevo ad Alghero rischiavo di morire. Avevo compreso i sintomi visto che 20 giorni prima anche mia madre ha avuto la stessa patologia». Ammette che sì, gli avevano proposto di andare a Sassari, «ma visto che si era perso già tempo prezioso e pensando di dovere essere trasferito a Cagliari, con tempi di trasferimento di oltre tre ore in ambulanza, avevo chiesto e ottenuto il trasferimento all’Ismett di Palermo». Con un elicottero Agusta 139 partito dal capoluogo siciliano portando due équipe di rianimatori e rientrato all’alba con l’illustre paziente. Un volo costato, secondo gli esperti, «non meno di 15 mila euro» e sul quale la Procura di Palermo ha deciso di aprire un’inchiesta. «Nessun abuso è stato compiuto», insiste il capo del 118 palermitano: «Ho solo da medico tutelato la mia salute come quella dai tanti pazienti trasportati e salvati dal 118…»
Sarà… Ma, al di là delle comprensibili proteste dei chirurghi sardi che si sono sentiti offesi dalle spiegazioni accampate da Marchese («Facciamo da tempo interventi simili e quindici giorni prima avevamo salvato un giovane che aveva avuto proprio una dissecazione aortica», racconta Renzo Boatto) resta una domanda. Onestamente: quell’elicottero del 118 siciliano sarebbe decollato nella notte per una neonata figlia di una coppia qualunque?

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