Se
non fosse stato per un re straniero il Comune di Pontelatone,
come lo
conosciamo oggi,
non sarebbe esistito.Intendo
non sarebbe esistito come entità giuridica autonoma.Fu Gioacchino Murat,per volontà del cognato Napoleone Bonaparte insediato sul
trono di Napoli, a disporre in tal senso provvedendo nel
1807 all’assegnazione
a Pontelatone della frazione Treglia, che
costituiva, dopo Formicola , il maggior centro abitato di tutta
l’area della soppressa baronia di Formicola.
Pontelatone,
le cui principali risorse economiche sono rappresentate dalle
attività rurali e dal turismo. è vicino quanto basta ai centri
urbani della Provincia (Caserta,Santa Maria Capua Vetere, Capua e
l'area napoletana) e alle principali strade di comunicazione, ma
lontano a sufficienza dal caos delle città .
Rappresenta
quindi il giusto compromesso tra paese e città, dove è possibile
recuperare la vivibilità e la tranquillità del paese senza
rinunciare alla vicinanza del posto di lavoro e alle comodità che
offre la città.
La
comunità dei latonesi ,degli attuali 1520 abitanti , è distribuita
nel capoluogo comunale, nella località di Treglia e negli aggregati
urbani minori di Casalicchio, Funari e Savignano nonché in un
elevato numero di case sparse.
TREGLIA
Treglia, la frazione più vasta e più densamente popolata del Comune, esprime
una propria individualità, per storia,cultura, economia.
A
nord dell’abitato dell’attuale frazione è presente
l’insediamento archeologico di “Trebula Balliensis”, già
parzialmente esplorato e studiato, che rappresenta uno dei giacimenti
archeologici dal maggiore potenziale scientifico e culturalmente
evocativo di tutta la Provincia di Caserta.
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Treglia-Panorama |
L’antica
città di Trebula fu fondata dai Sanniti intorno al IV secolo a.C.
per controllare la strada che attraversava i Monti Trebulani e
congiungeva la pianura della Casilina con i centri di Traguni ed
Allifae. Dopo la battaglia di Canne fu sotto il dominio di Annibale,
successivamente diventò municipio romano con il nome di Trebula
Balliensis e fu distrutta dai Saraceni(o più probabilmente un terremoto) nel IX secolo.
Trebula fu
rinomata nell’antichità come stazione climatica e luogo d’ozio
di patrizi ed illustri romani.
Marziale la descrive fredda anche nella stagione estiva"umida quae gelidas submittitt Trebula valles et viridis Cancri mensibus alget ager", Plinio celebra i suoi vini generosi e Marziale i suoi saporosi formaggi, cui attribuisce un doppio pregio nella ricotta e nel conciato
Oggi, dell’antica città sono visibili l’imponente cinta muraria
sannitica all'interno della quale si è poi sviluppata la città
romana, i resti di un acquedotto, di un piccolo teatro e il complesso
termale con l’area circostante.venuto alla luce nel 1976, durante
i lavori di apertura della strada che congiunge la strada provinciale
con località Le Campole.
Quando
sono nato,Treglia contava circa 800 abitanti, oggi ne
conta meno della metà.
Nella
frazione, le risorse del luogo hanno sempre permesso unicamente
un'economia di sussistenza e, in molti casi, non sono state in grado
di garantire la sopravvivenza di tutti i famigliari; per questo
motivo a cavallo degli anni 1950 1960 si e' assistito ad una forte
emigrazione diretta soprattutto verso gli Stati Uniti, il Canada e la
Svizzera.
A
Treglia sono nato, a Treglia ho vissuto la mia infanzia, tra le
sue strade e i suoi vicoli ho vissuto la mia adolescenza e la prima
giovinezza.
Finite
le elementari, ho fatto la scuola media a Capua, fino al 1963 non era presente a Pontelatone una scuola media statale. Conseguito il diploma di scuola superiore, dopo un anno di insegnamento in una scuola sussidiata dal Comune a Savignano, mi iscrissi all'università, all'Orientale di Napoli. Come me, prese la stessa decisione il compianto amico e compagno di scuola Peppe Ragozzino.
Volevamo
imparare le lingue, girare il mondo.
Andò diversamente, io a Torino all’Inps, lui qualche anno più
tardi alle Poste a Trana in provincia di Torino (successivamente
rinunciò alle Poste per l’insegnamento). Eravamo proiettati verso il mondo del lavoro e la realizzazione di una “normalità” da conquistare il più presto possibile.
TORINO
Torino
io l'ho conosciuta nel 1968, quando avevo poco più di vent'anni.
Severa,
rigorosa, diffidente verso i "napuli" (per i piemontesi
tutti i meridionali erano " napuli").
Con
Torino non è stato amore a prima vista, mi ha conquistato piano
piano con la sua bellezza e il suo fascino dall'eleganza ordinata.
All'inizio l'ho detestata, ma poi magicamente quando si è trattato
di ripartire mi è dispiaciuto lasciarla.
Tuttavia, fu mia moglie ad essere più afflitta. Eravamo sposati solo da due anni . Lei mi aveva
seguito volentieri a Torino, desiderosa di allontanarsi dalla stretta vita del
nostro piccolo paese.
Abitavamo in un grazioso appartamento
nella zona di Santa Rita.
"Ma chi te lo fa a fare, meglio vivere da
soli, tu non sai quanto è complicata la
vita di coppia" mi avevano avvertito i colleghi sposati quando avevo annunciato il mio
matrimonio.
E, in effetti, solo dopo che vivi insieme ti rendi conto di come è veramente il rapporto a due. A noi è
andata bene, a oggi siamo arrivati a 51
anni di matrimonio.
L'anno successivo al matrimonio, all' ospedale S. Anna di Torino, nacque la nostra primogenita, Vincenza Carmela, così chiamata in omaggio a mia madre e alla Patrona di Treglia, la Madonna del Carmine.
Ci sentivamo bene a Torino e inoltre si andavano aprendo per me interessanti prospettive di carriera. Tuttavia la nostalgia per il paese natio prese il sopravvento.
A Torino ho vissuto dal 1968 al 1974. Quelli furono anni intensi, di
profondi cambiamenti, con l’emergere delle contraddizioni di un
malessere profondo in seno alla società italiana che sfociava nelle
contestazioni giovanili studentesche e negli scioperi nelle grandi e
piccole fabbriche.
In questo contesto non mancarono episodi di
violenza per la conquista di diritti civili, di libertà e di
uguaglianza che poi portò all’approvazione dello Statuto dei
lavoratori nel 1970.
Prima
del ‘68 , eravamo un sistema ingessato, praticamente bloccato,dove pochi avevano la possibiità di accedere ai piani alti delle professioni elitarie: professori universitari, magistrati e giudici,avvocati, alti funzionari dello Stato. Questi provenivano dall'alta borghesia e. dalle consolidate famiglie alla
guida delle grandi industrie. Erano conoscitori e portatori dei grandi valori della cultura classica, delle arti, della musica, del sapere, ma anche inavvicinabili, scostanti e supponenti.
Quelle
lotte hanno dato a tutti (o quasi) la possibilità di accedere alle
professioni elitarie e i valori sono cambiati. Sono quelli popolari, dell'entusiasmo, della competizione e, voglio sperare, anche quelli della comprensione.
Purtroppo, da una idea
giusta, si è poi sviluppato un sistema che non sempre premia i
migliori, ma quei furbetti che hanno sostituito la supponenza con la superficialità e l'arrivismo.
Ricordo
Negli
anni 60-70 a Torino, c'era un piccolo spazio in piazza Carlo Felice,
sul lato di Porta Nuova, conosciuto come "Montecitorio",
dove chiunque volesse poteva tenere discorsi pubblici, in uno stile
simile a Hyde Park. Altri si scambiavano discussioni appassionate
sulla politica.
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Giardino di Piazza Carlo Felice (TO) | | | | | |
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Ho frequentato assiduamente Piazza Carlo Felice per circa due
anni. È lì, credo sia nata la mia passione per la politica,
alimentata anche dalla partecipazione alle manifestazioni per i diritti civili e sociali e dalla lettura per diversi anni di Settegiorni, una rivista settimanale che
promuoveva il dialogo e la battaglia politico-culturale, vicina alle
posizioni della sinistra sociale della DC.Le esperienze di vita e professionali accumulate durante quegli
anni a Torino, lontano dalla mia terra, hanno plasmato il mio
carattere e mi hanno spinto a dare sempre il massimo, esigendo
impegno e dedizione sia da me che dagli altri.
Con questo spirito, nel 1974, sono tornato nel mio paese con la decisione
di contribuire alla crescita sociale, culturale, economica di una comunità non adeguatamente governata.
Elezioni 1975
In
vista delle elezioni comunali del 1975, un gruppo di giovani cercò
di formare una lista di rinnovamento, un tentativo troppo ambizioso per quei
tempi che non andò a buon fine.
Le
elezioni si svilupparono come una contrapposizione tra due liste, con
un'accentuata divisione tra il comune capoluogo e la frazione.
L'esito delle elezioni appariva incerto, e lo scrutinio fu
particolarmente teso. Nonostante sembrasse quasi certa la vittoria della lista
del capolista della frazione Vincenzo Parillo, alla fine si affermò la
lista del sindaco uscente Francesco Cutillo causando amarezza tra i sostenitori della
frazione.
La
delusione raggiunse livelli così elevati che si verificarono scontri
quando i cittadini della frazione bloccarono l'incauto corteo di
festeggiamenti dei vincitori all'ingresso del paese.
Il
Setaccio
Mentre si svolgeva lo scrutinio venni a conoscenza di una
strana pratica divinatoria, a me del tutto sconosciuta, che poi seppi
essere denominata "coscinomanzia".
Pratica ancora in uso nel secolo
scorso nelle regioni meridionali dell’Italia , oggi pressoché
scomparsa,
Nonostante
dallo spoglio delle schede sembrasse quasi certo che vincesse la
lista del prof. Vincenzo Parillo contrapposta al sindaco uscente cav. Francesco Cutillo,
la signora C. sosteneva con fervore che avrebbe vinto la
lista di quest’ultimo perché lei aveva fatto il setaccio ed aveva
avuto una risposta in tal senso.
La"
coscinomanzia" si faceva con il mezzo di un setaccio e delle forbici
puntate nel cerchio del setaccio, sorrette da due persone.
La
coschinomante e una persona del gruppo, da lei designata, poste una
di fronte all’altra, sollevavano forbici e setaccio e reggevano in
sospensione il tutto, avvalendosi solo della punta dei polpastrelli
degli indici della mano destra contrapposti alla base degli anelli
della forbice.
Dopodichè
rivolgevano la domanda, ripetuta tre volte, alla Santissima Trinità
nella formula di implorazione: Santissima Trinità, dimme se ..
Santissima Trinità, dimmi se si verificherà il tale evento .
Se
durante la formulazione della domanda, ripetuta tre volte, o subito
dopo, il setaccio cominciava a ruotare secondo l’asse verticale che
coincideva con le lame delle forbici la riposta oracolare era
affermativa. Se, al contrario, gli indici restavano ben fermi e
quindi anche il setaccio rimaneva fermo, la risposta era negativa.
Superfluo dire, per chi mi conosce, che personalmente non ho mai creduto a fattucchieri, cartomanti , tanto meno alle coschinomanti.
I primi impegni -Anni 1975-1980
Nel corso delle elezioni del 1975, fui eletto consigliere e successivamente nominato assessore supplente. All'epoca, la nomina del Sindaco e degli assessori ricadeva sotto la responsabilità del Consiglio Comunale.
Nutrivo grandi speranze di poter introdurre significativi cambiamenti.
Tuttavia, mi resi conto di trovarmi di fronte a una realtà estremamente ostica: gli amministratori mostravano scarsa apertura mentale e mancanza di visione, concentrati unicamente sulla gestione del momento.
Erano intrappolati in fazioni e in un campanilismo strisciante tra il capoluogo e le frazioni. Inoltre, nonostante non avessi avuto alcuna responsabilità nella gestione amministrativa passata, gran parte degli abitanti della frazione mi guardava con ostilità, alimentata anche da un giornale locale scandalistico, "La Scopa" , che prendeva di mira i sindaci delle nostre zone.
L'atmosfera di aperta avversione che sentivo quando entravo nel bar del paese mi provocava forte disagio e rendeva impossibile qualsiasi tentativo di dialogo chiarificatore.
Nonostante queste difficoltà, decisi di non arrendermi e cercai di fare del mio meglio.
A quel tempo, il Comune era prevalentemente agricolo. Mi recai all'Ispettorato agrario, all'epoca, responsabile delle strade rurali, dove incontrai un funzionario proveniente casualmente dal nostro stesso Comune (il geom./perito agrario Giovanni Scirocco,proprietario della Massariella in via Ponte Pellegrino).
Si lamentò del fatto che, nonostante il Comune avesse ottenuto da tempo i finanziamenti per rendere carrozzabili due strade mulattiere ( Forelle-OrtoViole e Campole), il Sindaco non aveva preso provvedimenti per avviarne la realizzazione. Mi adoperai affinché queste strade venissero finalmente costruite.
Quando nel 1976 iniziarono i lavori per la strada Campole, emersero le Terme di Trebula Balliensis, un antico sito abitato già in epoca preromana (per insufficienza dei soldi, della strada Campole venne realizzato solo un primo tratto.Verra' completata successivamente)Nella frazione mancava un campo di calcio molto desiderato dai ragazzi e dai giovani del luogo. Sebbene il sindaco fosse favorevole, non c'erano fondi disponibili sufficienti nel bilancio comunale per la sua realizzazione. Cercammo quindi strade alternative e individuammo un terreno di proprietà della Diocesi, in affitto al colono Luigi Parillo. Attraverso un comune amico, riuscii a ottenere come richiesto dalla Diocesi, la dichiarazione del colono(resa in presenza del rappresentante dei coltivatori diretti) di rinuncia, senza alcuna pretesa, al contratto di affitto, a condizione che il terreno diventasse un campo di gioco per i giovani del paese.
I lavori per la realizzazione del campo furono eseguiti in economia e con il prezioso contributo lavorativo volontario soprattutto di Pasquale Gravante.
Nel Comune non c'erano scuole materne statali. Se quella nel capoluogo, gestita dalle suore, incontrava il favore della popolazione, quella nella frazione, gestita in modo inadeguato dal CIF di Caserta, causava problemi soprattutto a causa dell'insegnante con difficoltà psichiche.
Nonostante le richieste di sostituzione, il problema persisteva. Decisi quindi di portare la questione in Giunta per deliberare sull'istituzione di una sezione di scuola materna statale. Mi fu suggerito di desistere per non scontrarmi con la potente presidente del CIF, stretta collaboratrice del Vescovo. Inoltre, mi venne detto che ottenere l'autorizzazione dal Ministero sarebbe stato complicato. Nel frattempo, subivo attacchi anche dal giornale "La Scopa", che arrivò a definirmi un assessore "senza cuore" per il fatto che avevo chiesto l'allontanamento dell' insegnante.
Allo stesso tempo, mi veniva consigliato di lasciar perdere poiché avrei potuto trarne vantaggi per la mia carriera presso l’istituto pubblico in cui lavoravo, dato il legame di parentela del padre dell'insegnante con un dirigente della Direzione generale dell’Istituto.
Nonostante le pressioni, decisi di non arrendermi e mi recai a Roma presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Mi informarono che per istituire la scuola materna bastava una delibera della giunta comunale, impegnandosi a mettere a disposizione locali e attrezzature.
Organizzai quindi la sospensione della frequenza dei bambini alla scuola, con il totale supporto e l'adesione convinta dei genitori.
Dopo alcuni giorni, la Giunta comunale deliberò l'istituzione della scuola materna, decisione accolta dal Ministero.
Dal 1975 al 1980, quegli anni rappresentarono per me un periodo di significativo apprendistato. Durante questo periodo, ho avuto modo di imparare molto, soprattutto grazie ai consigli del rag. Chirilli e del rag. Piccirillo, due segretari comunali di "vecchio stampo". Parallelamente, mi sono dedicato alla lettura di riviste specializzate che trattavano temi riguardanti gli enti locali, contribuendo così alla mia formazione amministrativa.
Nel
1975, il Comune di Pontelatone contava circa 1700 abitanti con una
densità abitativa pari 52,71 abitanti per Km quadrato. Questo basso
numero di residenti su un territorio esteso 32,25 Km quadrati aveva
fatto emergere, già allora, rilevanti criticità: a) alti costi per
assicurare servizi efficienti (ad esempio il trasporto scolastico) b)
mancanza di un piano di fabbricazione, per il quale si sarebbero dovuto.
assumere iniziative già anni prima.
Il
6 agosto del 1967 era stata approvata la legge n.765 che aveva imposto
l'obbligo della licenza edilizia per attuare costruzioni in ogni parte
del territorio.Inoltre, aveva posto drastiche limitazioni all'edificazione in assenza di strumenti urbanistici :a) fuori del perimetro dei centri abitati definito
ai sensi dell’articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765,
l’edificazione a scopo residenziale non può superare l’indice di metri
cubi 0,03, per metro quadrato di area edificabile;
b) nell’ambito dei centri abitati definiti ai
sensi dell’articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765, sono
consentite soltanto opere di restauro e di risanamento conservativo, di
manutenzione ordinaria o straordinaria, di consolidamento statico e di
risanamento igienico;
Tali norme penalizzavano soprattutto la frazione Treglia, che presentava una proprietà fondiaria estremamente parcellizzata, e il centro storico di Pontelatone.
Queste zone, privandosi della possibilità di nuove costruzioni, vivevano in una situazione di stallo, mentre
gli abitanti dela frazione, trovandosi in una situazione di impasse, stavano già da tempo optando
per l'acquisto di immobili in altri comuni, utilizzando i loro risparmi frutto per lo più di un lavoro svolto all'estero.
Per
attenuare tale inconveniente e recuperare il recuperabile feci
pressioni affinchè venisse approvato con urgenza un piano urbanistico
ben strutturato, mirato a ridurre la dispersione degli insediamenti,
concentrando lo
sviluppo edilizio in determinate aree.
Purtroppo, mentre si diceva di
condividere la mia tesi, di fatto non veniva assunto alcun
provvedimento concreto al riguardo.
Il comportamento dilatorio mi fece
avvertire un senso di frustrazione, di non riconoscimento del mio ruolo.
Ero
legato al Sindaco da sincero affetto, sin da quando, io ragazzino,
venne eletto con mio padre alla guida del comune, ma andavo
avvertendo che la mia spinta propulsiva che cercavo di portare
all’interno dell’amministrazione veniva vanificata da una
politica conservatrice ed elettoralistica per cui le posizioni cominciarono a divaricare
la storia continua......prossimamente