sabato 30 gennaio 2016

ITALIA OGGI del 29.1.2016
  Comuni piccoli: sono da accorpare
                        Il Pd vuol fondere questi enti sotto i 5 mila abitanti                                         
   

Cambia la geografia. Si cancellano i piccoli Comuni. Dopo le Province tocca a loro. C'è già una prima della classe. E' la Regione Emilia Romagna dove ben 22 Comuni si sono fusi nel 2015 e altri 18 lo stanno per fare. Tanto che il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha cantato vittoria su Twitter. Matteo Renzi lo ritiene tra i provvedimenti necessari per razionalizzare il sistema amministrativo. La legge sulla spending review prevede bonus di vario tipo per chi si unisce. A cui si aggiungono delibere approvate in alcune Regioni.
I Comuni, tra bastone e carota, stanno passando da 8.046 a meno di ottomila. Un'ulteriore accelerata è attesa nel 2017. Non è ancora la sforbiciata che vuole Renzi ma è un primo passo poiché chi ha pochi abitanti non riesce a sostenere i costi di taluni servizi. Il colpo di grazia dovrebbe avvenire con la proposta di legge di una ventina di deputati Pd, capeggiati da Emanuele Lodolini, in arrivo in parlamento. Prevede la fusione obbligatoria dei Comuni sotto i 5000 abitanti. Si tratterebbe di un colpo di spugna sull'Italia dei piccoli Comuni: ne sparirebbero 5562. Ovviamente si fronteggiano favorevoli e contrari. C'è chi ha già contratto matrimonio e sembra felice: per esempio in provincia di Rimini è nato il Comune unico di Montescudo-Monte Colombo, a Trento quello di Amblar-Don e di Dimaro-Folgarida, a Brescia è la volta di Biennio-Prestine, a Pavia di Corteolona-Genzone.
Della faccenda degli accorpamenti, che è una piccola rivoluzione considerando storia e tradizioni italiane, se ne sta parlando a Firenze, con la due-giorni (incominciata oggi) del forum «Città metropolitane, il rilancio parte da qui» (promosso dall'Anci, l'associazione dei Comuni). Ovvero Comuni meno piccoli possono contare di più in una programmazione territoriale che vedrà protagoniste le città metropolitane insieme alle Regioni (si spera senza troppi conflitti).
La forza delle città metropolitane (che dovrebbero supplire alla sparizione dei piccoli Comuni) è illustrata in una nota dell'Anci: le città metropolitane di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Messina e Cagliari coinvolgono il 36% della popolazione, generano oltre il 40% del valore aggiunto e il 28% delle esportazioni, raccolgono il 35% delle imprese e il 56% delle multinazionali insediate nel paese e sono la sede di 55 atenei universitari e di circa la metà delle startup innovative. Il convegno si svolge a Firenze (Palazzo Vecchio) e proprio in Toscana, in provincia di Arezzo, ben tré Comuni sono sulla strada dell'unione: Chiusi della Verna, Chitignano e Castel Focognano. Se il referendum che è stato indetto dai tre consigli comunali dirà sì, nascerà un unico Comune con 6 mila abitanti. Renzi aveva previsto in un primo tempo l'obbligatorietà dell'accorpamento dei servizi, un modo per spingere i piccoli Comuni all'aggregazione. Poi nella legge milleproroghe il diktat è slittato al primo gennaio del prossimo anno. Dice Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e vicepresidente dell'Anci: «Vanno definiti bacini omogenei per la gestione assodata dei servizi, a prescindere dalle dimensioni dei Comuni coinvolti, per arrivare a un riassetto complessivo del governo territoriale. Siamo pronti a contribuire a scrivere con il governo una legge che metta insieme i Comuni per davvero, in maniera efficace ed efficiente».
Aggiunge Massimo Castelli, coordinatore Anci per i piccoli Comuni: «L'impasse normativa in cui versano i piccoli Comuni ha dimostrato che l'unione obbligatoria dei servizi non funziona in molte parti del Paese. E chiaro che questa situazione blocca il processo invece di portarlo avanti, così com'è chiaro che l'obbligatorietà per legge è servita a far metabolizzare la necessità per i Comuni di unire le forze e diventare più forti. Ora però facciamo scegliere ai sindaci il come».
Nessun dubbio che ci sia bisogno di por mano a un ridisegno del mosaico comunale. Una Regione come la Lombardia (10 milioni di abitanti) deve rapportarsi addirittura con 1.528 Comuni. E i quasi seimila Comuni (in Italia) con meno di 5 mila abitanti non riescono ormai a fare i bilanci. Però il fronte dei contrari è piuttosto numeroso. Qualche esempio. Il sindaco di Stazzema (Lucca), Maurizio Verona, ha scritto ai parlamentari Pd che hanno presentato la proposta di legge per rendere obbligatoria la fusione tra i Comuni under 5.000: «La storia dell'Italia si fonda su quella dei Comuni e i confini comunali sono spesso il frutto non tanto di astratte divisioni territoriali ma di una storia di comunità diverse: nonostante il passare degli anni, il Comune con le sue istituzioni resta il presidio della democrazia di un territorio già colpita dal taglio dei consiglieri comunali e quindi della rappresentanza». Al presidente della Camera, Laura Boldrini, ha scritto invece il sindaco di Bassiano (Latina), Domenico Guidi: «Ho letto i 3 miseri articoli con cui i parlamentari firmatari, vorrebbero di colpo cambiare la geografia dei Comuni d'Italia.... Un'iniziativa sciagurata e deplorevole che porterebbe i nostri territori allo sconvolgimento pressoché totale». Mentre a Spilamberto (Modena) è incominciata una raccolta di firme contro l'accorpamento dei Comuni. C'è però anche un sindaco di un piccolo Comune, San Giovanni Lupatoto (Verona), Federico Vantini, (fa parte della direzione nazionale Pd), che è convinto che l'accorpamento sia la medicina giusta: «E evidente che la situazione dei Comuni è critica. Serve un indirizzo chiaro, che semplifichi il sistema degli enti locali, è impossibile permettersi più di ottomila Comuni. L'unione oggi è facoltativa, occorre un atto forte del governo, che superi i campanilismi e incentivi la fusione con un patto pluriennale che permetta subito ai Comuni che si uniscono di investire in opere pubbliche e servizi ai cittadini».
Carlo Valentini




giovedì 28 gennaio 2016

Ha scritto...
 MASSIMO GRAMELLINI, giornalista
”I geni del cerimoniale che hanno inscatolato quattro statue peraltro velate del museo Capitolino nel timore che, vedendole, il presidente iraniano Rohani avesse uno sgomento ormonale e stracciasse i contratti con le nostre aziende sono i degni eredi di un certo modo di essere italiani: senza dignità.
Quella vocazione a trattare l’ospite come se fosse un padrone. A fare i tedeschi con i tedeschi, gli iraniani con gli iraniani e gli esquimesi con gli esquimesi.
A chiamare «rispetto» la smania tipica dei servi di compiacere chi li spaventa e si accingono a fregare. Su questa tradizione millenaria, figlia di mille invasioni e battaglie perdute anche con la propria coscienza, si innesta il tema modernissimo del comportamento asimmetrico con gli Stati musulmani.
Se un’italiana va in Iran, si copre giustamente la testa. Se un iraniano viene in Italia, gli copriamo ingiustamente le statue. In un modo o nell’altro – in un mondo e nell’altro – a coprirci siamo sempre noi. E la suscettibilità da non urtare è sempre la loro. Ma se la presenza di donne sigillate da capo a piedi su un vialone di Baghdad urtasse la mia, di suscettibilità?
Non credo che, per rispetto nei miei confronti, gli ayatollah consentirebbero loro di mettersi la minigonna.

martedì 26 gennaio 2016


Accadde  domani: 27.10.1945
 PER SAPERE E PER NON DIMENTICARE
(Giorno della memoria)
L'ingresso del campo di sterminio di Auschwitz 

Quando, il 27.10.1945, le truppe sovietiche arrivarono al campo di sterminio nazista di Auschwitz, in Polonia, davanti a loro si presentò una scena terribile: uomini, donne e bambini ridotti a scheletro, segregati, torturati e poi uccisi e bruciati solo perché ebrei, zingari, oppositori antifascisti, omosessuali.
Era l'immagine dello sterminio. La più assurda e angosciante barbarie che mente umana abbia immaginato nel Novecento, con milioni di vittime, 6 milioni di ebrei. Nel corso della seconda Guerra Mondiale, circa 40.000 italiani furono strappati dalle loro case dai militi della Repubblica Sociale o dalle truppe tedesche di occupazione e deportati nei Lager che i nazisti avevano allestito in tutta Europa, per l’eliminazione fisica di milioni di uomini, di donne e di bambini.
Dei deportati italiani, quasi 10.000 furono gli ebrei e circa 30.000 i partigiani, gli antifascisti, i lavoratori; questi ultimi arrestati in gran parte dopo gli scioperi del marzo 1944.
Solo 1 su 10 fece ritorno: il 90% finì i suoi giorni annientato dalla macchina hitleriana dello sterminio.
Altre guerre e altre stragi di innocenti sono seguite a quelle di Auschwitz, di Mauthausen o della Risiera di San Saba a Trieste, l'unico campo di sterminio nazista in Italia.
Stragi spesso ignorate o dimenticate.
Ecco perché la memoria.
La Memoria significa conoscere la nostra storia, anche nelle sue pagine peggiori. Serve a ciascuno di noi per dire "voglio che quel passato non ritorni. Né qui in Europa, né altrove".
La Memoria è la difesa di una civiltà dove nessuno possa cancellare - nel senso di eliminare - chi è diverso da lui, perché ha la pelle di un altro colore o perché prega un altro Dio.
La giornata della Memoria è un modo per ritornare col pensiero lì, all'ingresso di Auschwitz. E per rivedere il volto di chi, rinchiuso in quei campi, avrebbe voluto avere una vita serena, lunga, felice e invece gli è stata negata, con la violenza, con la sopraffazione.
Il ricordo di quegli anni tragici ci fa apprezzare ancora di più il valore, l’importanza, della pace e della libertà riconquistata, ci fa comprendere quanto grande è stato il sacrificio di chi ha sofferto e ha combattuto perché il sogno, la speranza di una vita serena, lunga, felice, non fosse/non sia più negato – a nessuno.
E’ per questo che è giusto ricordare, perché ciò che è accaduto non accada mai più. 




giovedì 21 gennaio 2016

                               L'ASSEGNO FAMILIARE TERZO FIGLIO 

Risultati immagini per assegno familiare terzo figlio immagineA seguito della pubblicazione sul sito del Comune dell'avviso riguardante l'assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori, mi sono stati richiesti chiarimenti in ordine ai requisiti necessari per il diritto a tale beneficio.
In proposito, ritengo cosa utile riepilogare per tutti gli eventuali interessati la normativa che regola la concessione del bonus in questione.
L'assegno terzo figlio fa parte della categoria delle agevolazioni previste dallo Stato per le famiglie numerose. La fruizione di tale beneficio può essere richiesto ogni anno o parte di esso, ossia, per tutti i periodi in cui nella famiglia numerosa sono presenti i 3 figli minorenni
Per ottenere questo bonus basta fare richiesta al proprio Comune di residenza, cui è demandato il compito di istruire le pratiche ed accertare il diritto. In caso positivo il Comune trasmette i dati all'INPS che provvede successivamente al pagamento.
La domanda va presentata entro il 31 gennaio dell'anno successivo a quello per il quale si chiede l'assegno ( per l'assegno 2015 la scadenza è prevista per il 31 gennaio 2016) .
Il limite dell’ Isee stabilito per ottenere il bonus è di Euro 8.555,99.
L'assegno viene erogato per i mesi dell’anno in cui sono stati effettivamente presenti nel nucleo almeno tre minori (se per esempio il terzo figlio minore diventa maggiorenne nel mese di settembre, l'assegno spetta fino al mese di settembre compreso).
L’importo mensile di tale assegno per l'anno 2015 è pari 141,30 come stabilito dalla circolare Inps n. 64 del 30 marzo 2015).

lunedì 18 gennaio 2016

Risultati immagini per lutto immagineE' MORTA ZI' CATERINA 
E' deceduta questa mattina, l'ultracentenaria più anziana del Comune di Pontelatone. All'età di oltre 101 anni, si è spenta serenamente Caterina Matarazzo nella sua abitazione di Treglia. Era nata il 24.9.1914.
Addio zì Caterina, riposate in pace.

domenica 17 gennaio 2016

LA PARABOLA DEI DOTTORANDI

  
Non bisogna essere economisti per sapere che nuovo lavoro si crea con innovaziome, scuola e ricerca.
L'Italia dei renziani dorme.

sabato 16 gennaio 2016

UNA BUONA NOTIZIA

Risultati immagini per invenduto magazzini alimentari buttato immaginiAlla Regione Campania è stata proposta una legge contro lo spreco alimentare che vieta ai supermercati di gettare l'invenduto, come già accade in Francia dove, da maggio 2015, esiste una norma contro il "reato alimentare"

mercoledì 13 gennaio 2016

HA SCRITTO.....
Risultati immagini per massimo gramellini immagine Massimo Gramellini                                                                
Come si deve comportare il dipendente di un ufficio pubblico che vede i propri colleghi timbrare ogni giorno il cartellino e poi sparire in palestra per irrobustire i muscoli renitenti alla scrivania? Il manuale dell’impiegato modello suggerisce di segnalare i ginnasti ai superiori. I quali provvederanno a punirli, mentre l’eroe godrà della riconoscenza imperitura degli altri impiegati, quelli costretti a sbrigare anche le pratiche dei pelandroni. Ma nella realtà questa ricostruzione si scontra con il noto emendamento Razzi: «Fatti li czz tua». Più che un emendamento, un comandamento. Chi non lo rispetta è perduto. Quando il signor Ciro Rinaldi, impiegato e sindacalista presso l’ispettorato emiliano del ministero dello Sviluppo Economico, ha denunciato i palestrati al suo capo, costui non solo non ha mosso un dito contro i reprobi, ma ha allungato la mano intera contro di lui, esibendosi in blocchi delle gratifiche e controdenunce intimidatorie. Oltretutto un sindacalista che non protegge i nullafacenti è un evidente attentato al luogo comune. 
 Se si guarda il lato chiaro della Forza, questa storia ha un lieto fine perché Rinaldi ha denunciato gli assenteisti alla magistratura e la sentenza di primo grado li ha condannati a un anno e due mesi per truffa allo Stato. Il lato oscuro è che in ufficio Rinaldi viene scansato da tutti come un appestato, mentre i condannati per ora rimangono al loro posto. E quando vanno al cinema per riposarsi dalle fatiche della palestra, ridendo con Checco Zalone penseranno: «Che Paese marcio, l’Italia. Per fortuna noi siamo diversi».

LA STAMPA 12.1.2016

martedì 12 gennaio 2016

Risultati immagini per immagine di luttoANNA MARRONE
Se ne va Anna Marrone. Ciao Anna, ti ricorderò come persona seria, disponibile e scrupolosamente meticolosa nel lavoro.






 

LA LETTERA SCRITTA DAI DOCENTI DEL LICEO ARTISTICO RUSSOLI DI PISA: “Siamo docenti del Liceo artistico Russoli di Pisa e oggi siamo rimasti...