venerdì 13 febbraio 2015

 IL "PIZZO DI STATO" SUI TERRENI AGRICOLI
Martedì ho sentito a Ballarò (Rai Tre) il Ministro dell'Agricoltura che ha detto sfacciatamente: Il settore agricolo ha preso milioni di Euro dall’Europa ed in più è un settore in crescita. E quindi lo possiamo tassare? Saranno pure nuovi questi quì, ma già mi puzzano di vecchio.
Invece di fare politiche di detassazione per favorire lo sviluppo economico e occupazionale , hanno pensato bene di introdurre il “pizzo” sui terreni agricoli, altrove detto IMU.
E hanno pensato ancora “meglio” di imporre il tributo in maniera differenziata, applicando la norma, senza tener conto della redditività dei terreni, a chi è agricoltore o imprenditore agricolo e chi non lo è, ma detiene terreni agricoli.
Mi sento chiamato in causa, perché ho ereditato pochi ettari di terra e di bosco da mio padre.
Per tenere vagamente in ordine una parte di queste terre spendo soldi, senza averne nessun vantaggio.
Non sono certamente il solo. Tanti sono cosi': figli di contadini, senza esserlo. Né imprenditori, né coltivatori diretti.
Per soddisfazione, casomai, coltivano solo un piccolo orto spendendo soldi, tanti da bastare per comprare tre volte le verdure che producono.
Agricoltura famigliare, credo che si chiami. Consumo casalingo, ecco tutto. Sconveniente economicamente.
A quel funzionario o politico che ha pensato di mettere "il pizzo" sui terreni agricoli non ho niente da dire. Se non ci è arrivato da solo, se non sa queste cose di suo, non c’è possibilità che gliele possiamo mai far capire.






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