sabato 26 marzo 2022


"Nulla sarà più come prima". Queste parole ci hanno accompagnato in modo ricorrente durante questi due anni di pandemia ed ora che l'emergenza da Covid sembra volgere alla fine entriamo in un'altra emergenza altrettanto grave come la guerra tra la Russia e l'Ucraina (o meglio tra la Russia e la NATO per interposta Ucraina) che ci fa ripetere le stesse parole: nulla sarà come prima.
Quando queste parole venivano pronunciate all’inizio della pandemia in molti le consideravamo di buon auspicio nel senso che si pensava che finalmente Tutti avremmo imparato la lezione e che si sarebbe messo mano a quelle condizioni che avevano portato all’insorgere della crisi sanitaria mondiale. 
Diventati consapevoli che il Covid fosse causa di una gestione dissennata della natura e dell’ambiente che ci circonda, si pensava che i governanti  della Terra avrebbero saputo intraprendere un radicale cambiamento nella loro azione politica ed invece a oltre due anni di distanza dobbiamo constatare che se qualcosa è cambiato è cambiato in peggio. 
Neanche  superato lo scoglio della pandemia, ecco che deflagra  la guera russo-ucraina.
Dopo i primi giorni di avanzata dell’esercito russo all’interno dei confini ucraini, quella che Putin credeva potesse essere una guerra lampo di fatto durerà nel tempo e non si sa fino a quando. Chiariamo subito, senza se e senza ma e senza ombra di dubbio, che l' aggressione al'Ucraina sia opera di un dittatore cinico e crudele  ma non fermiamoci ad un giudizio di pancia e a freddo  proviamo a chiederci se il cosiddetto “blocco occidentale” abbia fatto di tutto, sotto il profilo diplomatico, per evitare che questa guerra non iniziasse proprio. 
Nel corso delle ultime settimane sono uscite molte analisi, soprattutto dal mondo del giornalismo indipendente, che cominciano a far emergere tutta una serie di contraddizioni che ci dovrebbero far riflettere e non farci travolgere da una campagna mediatica che punta sulle emozioni per cancellare i ragionamenti.
Il 15 febbraio, meno di 10 giorni prima dell'inizio della guerra,  un  articolo di Federico La Mattina ha  regalato una serie di interessanti osservazioni, rifacendosi anche ad affermazioni dell'ex ambasciatore a Mosca, Sergio Romano.
Ha ricordato che "La strategia sovietica fin dall'inizio della Guerra Fredda è stata quella di  interporre più spazio possibile tra Mosca e i potenziali invasori da occidente (la Russia sia zarista che sovietica è stata più volte aggredita da ovest). Rientra in questo piano la strategia di neutralizzazione della Germania portata avanti da Stalin (poi diventata spartizione), così come la creazione degli stati cuscinetto delle 'democrazie popolari' 
Ed anche che  "Gorbachev inizialmente ha chiesto una promessa informale sul non allargamento della Nato ad Est, totalmente disattesa. Putin negli anni duemila ha provato nuovamente a trattare con l’Occidente, cercando finanche di integrare la Russia nelle organizzazioni occidentali: non solo non è stato ascoltato ma gli Usa hanno risposto con un ulteriore allargamento della Nato e con la guerra in Iraq, agendo da unico attore globale con percezione unipolare." 
E adesso " siamo arrivati al capolinea: gli unici Stati che fungono da “barriera” tra Nato e Russia sono Ucraina e Bielorussia. Se gli statunitensi costruissero basi militari al confine russo-ucraino e magari in futuro anche al confine bielorusso, la Russia si troverebbe ad avere la prima linea di difesa a poche centinaia di chilometri di distanza dal cuore della Russia"
Detto questo e per sgombrare nuovamente il campo da fraintendimenti ribadiamo che è chiaro che c’è un esercito invasore e un Paese sovrano invaso.
Ma la questione non è la condanna dell'aggressione al popolo ucraino. Che è ovvia. Il cuore non può che battere per il popolo ucraino . Come sarebbe stata ovvia la solidarietà al popolo russo se fosse stato aggredito.
La questione, l'emergenza, oggi, è far terminare il conflitto per cercare di salvare il maggior numero di vite umane.
Ma non si può pensare che si possa ristabilire la pace se non si pone mano alla soluzione dei nodi politici che hanno innescato la guerra. Insistere nel vedere tutto il male nella Russia e tutto il bene nell’Occidente  è il modo migliore per perpetuare la guerra con il rischio di un conflitto nucleare.
Dicevamo che oggi la priorità assoluta è far cessare il conflitto, ma non possiamo cadere nella trappola di pensare che si possa fermare una guerra contrapponendo altre armi e altri eserciti in un’escalation che potrebbe portare ad una reazione a catena con il rischio di un conflitto nucleare con le conseguenze facilmente immaginabili.
Chiudo queste riflessioni riportando le parole pronunciate da papa Francesco durante l'udienza alle partecipanti all'Incontro promosso dal Centro Femminile Italiano in occasione del 31/o Congresso nazionale :" Si continua a governare il mondo come uno ‘scacchiere’, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri. La vera risposta dunque non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si è compromesso a spendere credo il 2% o il 2 per mille del Pil per comprare armi come risposta a quello che sta accadendo. Una pazzia”. 
Al contrario il Parlamento italiano il 16 marzo scorso, giorno infausto, a stragrande e trasversale maggioranza (391 favorevoli su 421 con solo 19 contrari) ha approvato un Ordine del Giorno  che impegna il Governo ad incrementare le spese militari fino al 2% del PIL passando da una spesa di 25 miliardi di euro all’anno (68 milioni al giorno) ad almeno 38 miliardi (104 milioni al giorno). Avremo(continueremo ad avere) una sanità allo sbando, infrastrutture colabrodo, scuole fatiscenti, una crisi economica che morde da anni, bollette  stratosferiche da pagare, ma invece di pensare a questi problemi quotidiani dei comuni mortali il nostro Governo si preoccupa di acquistare armi che magari un domani ci verranno pure rivolte contro. 
E' questo il mondo migliore che vogliamo lasciare in mano ai nostri figli e nipoti?
 
 
 
 
 
 
 

 

LA LETTERA SCRITTA DAI DOCENTI DEL LICEO ARTISTICO RUSSOLI DI PISA: “Siamo docenti del Liceo artistico Russoli di Pisa e oggi siamo rimasti...