Come si deve comportare il dipendente di un ufficio pubblico
che vede i propri colleghi timbrare ogni giorno il cartellino e poi
sparire in palestra per irrobustire i muscoli renitenti alla scrivania?
Il manuale dell’impiegato modello suggerisce di segnalare i ginnasti ai
superiori. I quali provvederanno a punirli, mentre l’eroe godrà della
riconoscenza imperitura degli altri impiegati, quelli costretti a
sbrigare anche le pratiche dei pelandroni. Ma nella realtà questa
ricostruzione si scontra con il noto emendamento Razzi: «Fatti li czz
tua». Più che un emendamento, un comandamento. Chi non lo rispetta è
perduto. Quando il signor Ciro Rinaldi, impiegato e sindacalista presso
l’ispettorato emiliano del ministero dello Sviluppo Economico, ha
denunciato i palestrati al suo capo, costui non solo non ha mosso un
dito contro i reprobi, ma ha allungato la mano intera contro di lui,
esibendosi in blocchi delle gratifiche e controdenunce intimidatorie.
Oltretutto un sindacalista che non protegge i nullafacenti è un evidente
attentato al luogo comune.
Se si guarda il lato chiaro della Forza, questa storia ha un lieto
fine perché Rinaldi ha denunciato gli assenteisti alla magistratura e la
sentenza di primo grado li ha condannati a un anno e due mesi per
truffa allo Stato. Il lato oscuro è che in ufficio Rinaldi viene
scansato da tutti come un appestato, mentre i condannati per ora
rimangono al loro posto. E quando vanno al cinema per riposarsi dalle
fatiche della palestra, ridendo con Checco Zalone penseranno: «Che Paese
marcio, l’Italia. Per fortuna noi siamo diversi».
LA STAMPA 12.1.2016
LA STAMPA 12.1.2016
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