I Sindaci e il Paradosso del Governo del Territorio
In
Italia, dopo ogni alluvione o disastro naturale parte il solito
cliché. In radio e TV, prende il via il rituale mediatico del "giorno
dell'orgoglio", della ripartenza e si elogiano i cuori generosi
dei volontari.
E a questo si affiancano invariabilmente le interviste ben disposte verso i sindaci, immancabilmente eroi, inevitabilmente amati dalla gente.
E a questo si affiancano invariabilmente le interviste ben disposte verso i sindaci, immancabilmente eroi, inevitabilmente amati dalla gente.
Come
non fossero loro, gli amministratori locali dei disgraziati Comuni
italiani, i responsabili
del consumo del suolo e
dei piani urbanistici che
spesso
contribuiscono ai disastri.
Se c'è in Italia un potere quasi onnipotente sul governo del territorio, questo è dei sindaci e dei presidenti delle Regioni subito dopo
Tuttavia, in un'era post-umana, dove i confini della ragione si sfumano nel cyberspazio, i sindaci possono presentarsi come vittime anziché come i principali responsabili del cattivo governo del territorio, atavica piaga di un Paese che già a fine Ottocento uno studioso e senatore, Giustino Fortunato, definiva dello “Sfasciume pendulo”.
Se c'è in Italia un potere quasi onnipotente sul governo del territorio, questo è dei sindaci e dei presidenti delle Regioni subito dopo
Tuttavia, in un'era post-umana, dove i confini della ragione si sfumano nel cyberspazio, i sindaci possono presentarsi come vittime anziché come i principali responsabili del cattivo governo del territorio, atavica piaga di un Paese che già a fine Ottocento uno studioso e senatore, Giustino Fortunato, definiva dello “Sfasciume pendulo”.
Lui si riferiva solo alla Calabria: adesso è tutto il Paese: abbiamo
fatto progressi.
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