PONTELATONE: LE ENTRATE TRIBUTARIE

L'aumento medio tra il 2011 e il 2014 calcolato dalla Corte è del 22%. Secondo la Corte oggi il peso del fisco è " ai limiti della compatibilità con le capacità fiscali locali".
In base ai recenti dati prodotti dal Comune di Pontelatone ed inseriti nel bilancio di previsione 2015 approvato dalla Giunta Comunale il 30 luglio scorso, risulta che l'aumento tra il 2015 e il 2011 nel nostro Comune è del 32%, con un costo pro-capite che ha raggiunto 808 euro.
Un aumento considerevole che non trova alcuna giustificazione se non nella mancata adozione di una seria politica di contenimento dei costi (spending review), di cui non vi è traccia nel bilancio di previsione 2015, nè in quelli precedenti per cui è stato giocoforza aumentare le entrate.
Diceva l'economista e politogo Maffeo Pantaleoni (1857-1924):
4 commenti:
Egregio Amedeo,
esprimo alcune considerazioni di carattere generale sul tema delle imposte comunali, che sul tuo interessante blog affronti in modo variegato e approfondisci col tuo certosino rigore.
Recentemente la corte dei conti ha accertato che la fiscalità locale ha subito rispetto al 2011 un incremento di oltre il 20%, come conseguenza dei tagli operati dallo stato nei confronti dei comuni. Ogni cittadino ha potuto registrare a proprie spese una crescita delle imposte sia comunali che regionali. Il governo Monti, motivato dalla condizione di emergente precarietà ed estremo pericolo dell’economia verso la palude del non ritorno, adottò delle misure straordinarie. Tra le tante, cito il blocco della perequazione di alcune categorie di pensioni; questa decisione è stata giudicata illegittima dalla corte costituzionale, che ha condannato lo stato a restituire il maltolto: in questi giorni il risarcimento è stato onorato, direi disonorato, con importi parziali e a volte miseri. Ma vi è un altro provvedimento iperbolico emanato dal governo Monti, tollerabile soltanto nella situazione preoccupante di vicinanza al prospettato baratro economico-finanziario del nostro paese. Si tratta dell’innalzamento del valore e delle aliquote per il pagamento dell’imu sui fabbricati. Col decreto Monti, la base imponibile dell’immobile viene maggiorata tramite la moltiplicazione della rendita, già rivalutata del 5%, per 160 (anziché per 100 come in precedenza) e l’aliquota di partenza di 0,76%, passibile di variazione tra 0,46% e 1,06%, risulta in media più alta dei vecchi parametri. Un’oscillazione così elevata di questa percentuale, che si attesta sul 40% del valore base, crea un principio di forte ingiustizia fiscale. Quindi l’imu così impostata diventa una tassa odiosa, pesante, insopportabile e iniqua. Con l’approvazione della tasi, l’imu sui fabbricati deve essere corrisposta soltanto sulle prime case di lusso e sugli altri immobili col limite superiore di 1,06% (tasi inclusa). La variazione dell’aliquota nell’intervallo [0,46; 1,06] per le seconde case doveva rappresentare il caposaldo del federalismo fiscale comunale, nel senso che i cittadini, premiando i comuni parsimoniosi e punendo quelli prodighi attraverso il voto, avrebbero applicato un sistema di regolazione e controllo delle tasse locali. D’altro canto, questa tassa colpisce molti non residenti, che non hanno alcuno strumento elettorale per contrastare il prelievo eccessivo. Ne segue che la maggioranza dei comuni, per rimpinguare le casse comunali, ha massimizzato l’aliquota imu sulle seconde abitazioni. In tal modo gli amministratori raggiungono lo scopo di tacitare i propri elettori, mettere a posto i bilanci comunali e vivere sonni tranquilli. Quindi, la proposta dell’intervallo ha avuto soltanto l’effetto di uno slittamento dell’aliquota verso i valori maggiori, senza un feedback frenante. A tal uopo, mi viene in mente la metafora di offrire in pasto al lupo famelico un agnello disossato con la speranza che nobilmente ne mangi solo una parte.
Ora l’incubo e lo spettro del default sembrano passati e le tasse devono tendere alla normalità, come in questi giorni riferiscono i rappresentanti del governo. Il caro Renzi non deve dimenticare il grande sacrificio sopportato dai possessori delle seconde case. Ci si aspetta una riduzione drastica della relativa imu, in modo da rendere più giusta l’imposta e sbloccare la stagnazione del mercato immobiliare. Non penso che occorra nuovamente aspettare la magistratura per avere un minimo di oggettività fiscale. Però, se è vero che i proprietari di seconde case spesso non hanno il potere di interferire localmente, è anche manifesto che essi possono esprimere il voto per cambiare le forze politiche che stabiliscono le regole del gioco. Invece di tartassare sempre i soliti noti con tributi sproporzionati, bisogna escogitare i modi per recuperare i 180 miliardi di euro di evasione fiscale e corruzione e abbattere la mole enorme di sprechi bruciati nei meandri della disorganizzazione statale.
Distinti saluti
Pasquale Catone
cosa sono le entrate tributarie
Sono le tasse e le imposte che il cittadino paga al Comune, come l'IMU (imposta municipale sugli immobili), la Tasi (tassa sui servizi indivisibili), l'ICP (imposta comunale sulla pubblicità), la TOSAP (tassa occupazione suolo pubblico), la TARI (tassa rifiuti), l'addizionale IRPEF(imposta sul reddito persone fisiche), la compartecipazione all'IRPEF
Egregio Pasquale, grazie per il tuo commento informato e ricco di osservazioni e considerazioni.
L'IMU, come ben sai, è una imposta sul patrimonio, presente nei principali Paesi europei e tende a finanziare la spesa pubblica degli enti locali.
Una risorsa indispensabile che contribuisce a compensare la riduzione dei trasferimenti dello Stato e che consente l'erogazione dei servizi alle persone e al territorio. Senza introiti IMU ( e Tasi) sarebbe materialmente impossibile mantenere servizi in vita.
Con tutto ciò è innegabile che l'imposta, anche per effetto della moltiplicazione della rendita catastale, come da te evidenziato, è diventata esosa per tutti e insopportabile per i meno abbienti, senza dire che talvolta gli amministratori per fare cassa la utilizzano in maniera scriteriata non tenendo conto delle realtà locali, della tipologia degli immobili e dei contribuenti.
Se pensare di abolire l'IMU, per i motivi sopra espresi, è concettualmente un'utopia, a meno di cancellare buona parte dei servizi erogati, ritengo fattibile una sua riduzione.
Non ci sono molti modi per fare arrivare a scendere l'imposta e la tassazione più in generale. Anzi ne esiste una sola, da quando, tu mi insegni, è stata inventata l'algebra: bisogna ridurre le spese.
Cercando di riorganizzare i servizi in modo più economico ed efficente e cercando di eliminare gli sprechi e di tagliare con buon senso tutte le spese non indispensabili.
Ma spesso i cosiddetti "politici" impegnano il loro tempo a creare clientela in prospettiva del voto, piuttosto che a ricercare soluzioni per gravare meno sul portafoglio dei cittadini.
Ti saluto cordialmente.
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