lunedì 11 marzo 2013

LA PAURA
Incontrato per caso, un concittadino di Pontelatone mi ha intrattenuto a lungo argomentando sull'Amministrazione in carica e ponendo al tempo stesso a me alcune domande.
Non ho ben capito perché lo ha fatto. Forse per farsi” perdonare” la sua passata vicinanza alla maggioranza e vecchi comportamenti non proprio ortodossi.
Ha osservato che Pontelatone è senza un'amministrazione, perchè quella che c'è è come se non ci fosse, ritenendola palesemente incapace e inadeguata a governare un paese come Pontelatone.
Ometto suoi specifici giudizi su alcuni componenti la compagine amministrativa.
Mi ha detto che non riusciva a capire come riuscissero a vincere le elezioni nonostante avessero disamministrato il paese, favorendo  più o meno interessati sostenitori.
Mentre diceva questo, ricordavo a me stesso che i nostri avversari avevano vinto le elezioni per ben quattro volte consecutive e che allora forse erano loro ad avere ragione, ma riflettendo mi sono detto che in politica non sempre chi vince ha ragione e che l'elettore, soprattutto nelle elezioni comunali, è influenzato oltre che dalla parentela dai favori ricevuti e da quelli promessi, dall'entità delle clientele elettorali dei vari candidati.
Il mio pensiero è andato anche a quello che è avvenuto in questi anni in Italia dove i grandi portatori di voti non si sono identificati con le persone corrette che hanno dimostrato disinteresse personale, capacità di governo e doti umane, ma piuttosto con i vari Fiorito, i vari Cosentino e i tanti altri.
E allora gli ho risposto che avrebbe potuto aiutarlo a capire il significativo monologo recitato da Claudio Bisio al Festival di San Remo, che riporto sotto per quei lettori del blog che non l'avessero ascoltato (anche Pontelatone non è abitato da norvegesi).
Il concittadino mi è parso poi particolarmente interessato a sapere le ragioni per le quali non si è concretizzato l'accordo tra maggioranza e opposizione di cui aveva avuto conoscenza tramite il manifesto dei consiglieri  Mena Scirocco e Franco Manco.
Gli ho risposto che non c'erano ragioni particolari e che tutto si poteva spiegare con una sola parola : paura. 
Sì, la paura che prende inconsciamente chi teme il dialogo, il confronto democratico e che si sente sicuro, forte solo se ne  sta protetto nel suo gruppo. 
La paura che prende chi ha una istintiva, innata incapacità di rispettare le regole e che si spaventa al solo pensiero di dover cambiare rotta, di dover rinunciare alle furbizie e dover agire in trasparenza e nel rispetto della verità, di dover contrastare chi è portatore di interessi contraddittori con il bene pubblico.
Perchè a questo avrebbe portato l'accordo e questo ha spaventato i nostri amici, preoccupati anche del fatto che non avrebbero potuto più difendere i loro piccoli privilegi e le piccole caste locali che li ricambiano con i voti.
La paura che prende chi teme l'emersione di una disarmante incapacità nella gestione della res pubblica e la totale assenza di progettualità che ha avuto serie ricadute sulla vita della nostra comunità, dove è di palmare evidenza il grado di insoddisfazione dei cittadini.
La paura fa 90.....anzi 91.

                                     (ascoltare dal min. 7:40 alla fine)

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