LEGGENDE DELL'AGRO TREBULANO
L'agro Trebulano è ricco di storie e leggende che riflettono la sua lunga storia e la cultura locale.![]() |
MONTE FRIGENTO |
Tra le varie leggende che si tramandano i Trebulani di generazione
in generazione, c'è quella circa una chioccia con pulcini d'oro, nascosta dalla cittadinanza, fuggita in massa dalla patria, nell'area dove si svolse l'aspra battaglia fra Cartaginesi e Romani, i quali, guidati da Fabio Massimo,
sottomisero con le armi la città, defezionata con moltissime altre, dopo la
disfatta Romana di Canne.
L'gro Trebulano è ricco di selve, di grotte e di sorgenti e vi si innalzano il Monte Frigento e il Monte
Melanico, oggi Monte S. Angelo.
Un motto locale dice: “Frient, funtane cient”,
a causa della ricchezza di acque. La zona era abitata
già nella protostoria e, vuole una leggenda, vi si praticavano, per
esempio nella Grotticella di Cisc Cupu, cerimonie
religiose e riti propiziatori finalizzati al recupero della salute, in
generale, e della fertilità delle donne, in particolare.
Altra
leggenda, ripresa come la prima da Giuseppe Pendolino, riferisce
che, quando, in viaggio per Roma, il Principe degli Apostoli volle
evangelizzare i territori trebulano e alifano, giunto là dove sta la
borgata S. Pietro, nei pressi di Liberi, fu minacciato di lapidazione da
certi sacerdoti e, per sfuggire alla morte, si rifugiò sul Monte
Friento, nella grotta Ballaturo (= ballatoio = sporgenza di roccia? Dal lat. med. Ballatorium)
In quella circostanza, l’arcangelo Michele venne presso di lui a
proteggerlo e a confortarlo. Allorché, in seguito, S. Pietro poté
rimettersi in viaggio, l'arcangelo elesse
dimora nell’antro. Gli abitanti del luogo, però, al fine di sfrattarlo,
installarono un allevamento di porci sopra la spianata antistante la
grotta.L’arcangelo, allora, si portò in zone salutari e accoglienti: con un primo balzo raggiunse Ciampelìce (= ciamp’ ‘e licia?
= orma di pietra o sulla pietra?), a Valle Friento, e dove posò il
piede lasciò l’impronta e fece sgorgare una polla denominata, oggi,
“Fontana che sorge”; col secondo, fu in località Cerrito (= bosco di
cerri); col terzo entrò nella caverna alle Logge di Profeti, sul Monte
Melanico, e ne prese possesso.
Le due narrazioni conservano ancora e trasmettono la memoria
di antichi riti pagani e di persecuzioni anticristiane nella zona, ad
opera di gentili prima e poi di Longobardi. Questi ultimi erano rinomati allevatori di suini oltre che di cavalli; in
più, dopo la conversione al cristianesimo, manifestarono profonda
venerazione per S. Michele.
Per questo, il secondo racconto pare
riferirsi altresì a tre probabili luoghi di culto pagani diventati, in
seguito, traguardi successivi nella progressione del culto reso dai
Longobardi al Santo, nel territorio trebulano.Per quanto concerne
l’ultimo traguardo, quello sul monte Melanico, v’è da far rilevare che,
quando tra gli anni 862 e 866 la Chiesa consacrò la caverna a S. Angelo, già da tempo venivano ad essa riconosciuti poteri taumaturgici: infatti, un ignoto monaco benedettino riferì, nella sua Historiola, che l’antro stillava acqua, vi si manifestavano prodigi divini e, dopo la consacrazione, si ebbero in esso prove continue di guarigioni miracolose (cfr. Chronicon Casinense, 29, 35-40).
La grotta-santuario è tuttora meta di devoti, nelle festività dell’8 Maggio e del 29 Settembre. All’interno della caverna, sopra la parete tra i due ingressi, due stalattiti hanno l’aspetto di mammelle di donna. L'immaginazione dei devoti e la tradizione vi vedono il seno della Madonna. Una delle due si presenta pendente, “inaridita”, per essere stata toccata, si dice, da mano sacrilega. L’altra è turgida; da essa trasuda acqua e, a goccia a goccia, si raccoglie in una vasca sottostante.
Si crede che il liquido, se applicato sulla faccia e sulle palpebre, prevenga le rughe e la cecità, insomma, l'invecchiamento. Anche le polimorfe formazioni del soffitto stillano acqua purissima ritenuta acquasanta; le gocciole bagnano il pellegrino che visiti il santuario, “eppure”, ha scritto il Pendolino, nel 1959, “esci dalla porta settentrionale e (Miracolo!...) non sei più bagnato”.
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