lunedì 4 dicembre 2023

TRA PASSATO E PRESENTE     
( racconto di una passione politica al servizio del paese)                                                              
 
 paese vuol dire non essere soli, 
sapere che nella gente, nelle piante, 
nella terra c’è qualcosa di tuo, 
che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.
 Cesare Pavese, La luna e il falò
 
 PONTELATONE: Brevi cenni storici 
  
Pontelatone in provincia di Caserta, è un comune il cui territorio è segnato da differenti caratteristiche morfologiche (Basso montane, collinari e pianeggianti) ed è circondato dall’andamento sinuoso del fiume Volturno.
Pontelatone panorama
 Di origine medievale, il piccolo centro abitato presenta tuttora tracce evidenti di “borgo fortificato” e sono ben distinguibili i ruderi di due torri quadrate, che hanno subito nel tempo notevoli trasformazioni per essere adibite l’una a campanile, l’altra alla funzione di casa canonica adiacente alla chiesa arcipretale.
A testimonianza della funzione che questo borgo ha esercitato nel tardo Medio Evo rimangono,oltre alla grandiosa torre,le tracce di un castello che, nel corso del tempo, sono state incorporate in costruzioni destinate a fungere da abitazioni civili.
Se non fosse stato per un re straniero il Comune di Pontelatone, come lo conosciamo oggi, non sarebbe esistito.Intendo non sarebbe esistito come entità giuridica autonoma.
Fu Gioacchino Murat,per volontà del cognato Napoleone Bonaparte insediato sul trono di Napoli, a disporre in tal senso provvedendo nel 1807 all’assegnazione a Pontelatone della frazione Treglia, che costituiva, dopo Formicola , il maggior centro abitato di tutta l’area della soppressa baronia di Formicola.
Pontelatone, le cui principali risorse economiche sono rappresentate dalle attività rurali e dal turismo. è vicino quanto basta ai centri urbani della Provincia (Caserta,Santa Maria Capua Vetere, Capua e l'area napoletana) e alle principali strade di comunicazione, ma lontano a sufficienza dal caos delle città .
Rappresenta quindi il giusto compromesso tra paese e città, dove è possibile recuperare la vivibilità e la tranquillità del paese senza rinunciare alla vicinanza del posto di lavoro e alle comodità che offre la città.
La comunità dei latonesi ,degli attuali 1520 abitanti , è distribuita nel capoluogo comunale, nella località di Treglia e negli aggregati urbani minori di Casalicchio, Funari e Savignano nonché in un elevato numero di case sparse.
TREGLIA
Treglia, la frazione più vasta e più densamente popolata del Comune, esprime una propria individualità, per storia,cultura, economia.
A nord dell’abitato dell’attuale frazione è presente l’insediamento archeologico di “Trebula Balliensis”, già parzialmente esplorato e studiato, che rappresenta uno dei giacimenti archeologici dal maggiore potenziale scientifico e culturalmente evocativo di tutta la Provincia di Caserta.
Treglia-Panorama
L’antica città di Trebula fu fondata dai Sanniti intorno al IV secolo a.C. per controllare la strada che attraversava i Monti Trebulani e congiungeva la pianura della Casilina con i centri di Traguni ed Allifae. Dopo la battaglia di Canne fu sotto il dominio di Annibale, successivamente diventò municipio romano con il nome di Trebula Balliensis e fu distrutta dai Saraceni(o più probabilmente un terremoto) nel IX secolo. 
Trebula fu rinomata nell’antichità come stazione climatica e luogo d’ozio di patrizi ed illustri romani.
Marziale la descrive fredda anche nella stagione estiva"umida quae gelidas submittitt Trebula valles et viridis Cancri mensibus alget ager", Plinio celebra i suoi  vini generosi e Marziale  i suoi saporosi formaggi, cui attribuisce un doppio pregio nella ricotta e nel conciato
Oggi, dell’antica città sono visibili l’imponente cinta muraria sannitica all'interno della quale si è poi sviluppata la città romana, i resti di un acquedotto, di un piccolo teatro e il complesso termale con l’area circostante.venuto alla luce nel 1976, durante i lavori di apertura della strada che congiunge la strada provinciale con località Le Campole.
Quando sono nato,Treglia contava circa 800 abitanti, oggi ne conta meno della metà.
Nella frazione, le risorse del luogo hanno sempre permesso unicamente un'economia di sussistenza e, in molti casi, non sono state in grado di garantire la sopravvivenza di tutti i famigliari; per questo motivo a cavallo degli anni 1950 1960 si e' assistito ad una forte emigrazione diretta soprattutto verso gli Stati Uniti, il Canada e la Svizzera. 
A Treglia sono nato, a Treglia ho vissuto la mia infanzia, tra le sue strade e i suoi vicoli ho vissuto la mia adolescenza e la prima giovinezza.
Finite le elementari, ho fatto la scuola media a Capua, fino al 1963 non era presente a Pontelatone una scuola media statale. Conseguito il diploma di scuola superiore, dopo un anno di insegnamento in una scuola sussidiata dal Comune a Savignano, mi iscrissi all'università, all'Orientale di Napoli. Come me, prese la stessa decisione il compianto amico e compagno di scuola Peppe Ragozzino.
Volevamo imparare le lingue, girare il mondo. 
Andò diversamente, io a Torino all’Inps, lui qualche anno più tardi alle Poste a Trana in provincia di Torino  (successivamente rinunciò alle Poste per l’insegnamento). Eravamo proiettati verso il mondo del lavoro e la realizzazione di una “normalità” da conquistare il più presto possibile.
 TORINO
Torino io l'ho conosciuta nel 1968, quando avevo poco più di vent'anni.
Severa, rigorosa, diffidente verso i "napuli" (per i piemontesi tutti i meridionali erano " napuli").
Con Torino non è stato amore a prima vista, mi ha conquistato piano piano con la sua bellezza e il suo fascino dall'eleganza ordinata.
All'inizio l'ho detestata, ma poi magicamente quando si è trattato di ripartire mi è dispiaciuto lasciarla. 
Tuttavia, fu mia moglie ad essere più afflitta. Eravamo sposati solo da due anni . Lei mi aveva seguito volentieri a Torino, desiderosa di allontanarsi dalla stretta vita del nostro piccolo paese. 
Abitavamo in un grazioso appartamento nella  zona di Santa Rita. 
"Ma chi te lo fa a fare, meglio vivere da soli, tu non sai quanto  è complicata la vita di coppia" mi avevano avvertito i colleghi sposati quando avevo annunciato il mio matrimonio.
E, in effetti, solo dopo che vivi insieme ti rendi conto di come è veramente il rapporto a due. A noi è andata bene, a oggi siamo arrivati a 51 anni di matrimonio. 
L'anno successivo al matrimonio, all' ospedale S. Anna di Torino, nacque la nostra primogenita, Vincenza Carmela, così chiamata in omaggio a mia madre e alla Patrona di Treglia, la Madonna del Carmine. 
Ci sentivamo bene a Torino e inoltre si andavano aprendo per me interessanti prospettive di carriera. Tuttavia  la nostalgia per il paese natio prese il sopravvento.
A Torino ho vissuto dal 1968 al 1974. Quelli furono anni intensi, di profondi cambiamenti, con l’emergere delle contraddizioni di un malessere profondo in seno alla società italiana che sfociava nelle contestazioni giovanili studentesche e negli scioperi nelle grandi e piccole fabbriche. 
In questo contesto non mancarono episodi di violenza per la conquista di diritti civili, di libertà e di uguaglianza che poi portò all’approvazione dello Statuto dei lavoratori nel 1970.
Prima del ‘68 , eravamo  un sistema ingessato, praticamente bloccato,dove pochi avevano la possibiità di accedere ai piani alti delle professioni elitarie: professori universitari, magistrati e giudici,avvocati, alti funzionari dello Stato. Questi provenivano dall'alta borghesia e.  dalle consolidate famiglie alla guida delle grandi industrie. Erano conoscitori  e portatori dei grandi valori della cultura classica, delle arti, della musica, del sapere, ma anche inavvicinabili, scostanti e supponenti.
Quelle lotte hanno dato a tutti (o quasi) la possibilità di accedere alle professioni elitarie e i valori sono cambiati.  Sono quelli popolari, dell'entusiasmo, della competizione e, voglio sperare, anche quelli della comprensione.
Purtroppo, da una idea giusta, si è poi sviluppato un sistema che non sempre premia i migliori, ma quei furbetti che hanno sostituito la supponenza con la superficialità e l'arrivismo.
 
Ricordo
Negli anni 60-70 a Torino, c'era un piccolo spazio in piazza Carlo Felice, sul lato di Porta Nuova, conosciuto come "Montecitorio", dove chiunque volesse poteva tenere discorsi pubblici, in uno stile simile a Hyde Park. Altri si scambiavano discussioni appassionate sulla politica.
Giardino di Piazza Carlo Felice (TO)     
 
Corteo, via Roma, Torino anni 70

Ho frequentato assiduamente Piazza Carlo Felice per circa due anni. È lì,  credo sia nata la mia passione per la politica, alimentata anche dalla partecipazione alle manifestazioni per i diritti civili e sociali e dalla lettura  per diversi anni di Settegiorni, una rivista settimanale che promuoveva il dialogo e la battaglia politico-culturale, vicina alle posizioni della sinistra sociale della DC.
Le esperienze di vita e professionali accumulate durante quegli anni a Torino, lontano dalla mia terra, hanno plasmato il mio carattere e mi hanno spinto a dare sempre il massimo, esigendo impegno e dedizione sia da me che dagli altri.
Con questo spirito, nel 1974, sono tornato nel mio paese con la decisione
di contribuire alla crescita sociale, culturale, economica di una comunità non adeguatamente governata.
Elezioni 1975
In vista delle elezioni comunali del 1975, un gruppo di giovani cercò di formare una lista di rinnovamento, un tentativo troppo ambizioso per quei tempi che non andò a buon fine.
Le elezioni si svilupparono come una contrapposizione tra due liste, con un'accentuata divisione tra il comune capoluogo e la frazione. 
L'esito delle elezioni appariva incerto, e lo scrutinio fu particolarmente teso. Nonostante sembrasse quasi certa la vittoria della  lista del capolista della frazione Vincenzo Parillo, alla fine si affermò la lista del sindaco uscente Francesco Cutillo causando amarezza tra i sostenitori della frazione.
La delusione raggiunse livelli così elevati che si verificarono scontri quando i cittadini della frazione bloccarono l'incauto corteo di festeggiamenti dei vincitori all'ingresso del paese.
 
Il Setaccio
Mentre si svolgeva lo scrutinio venni a conoscenza di una strana pratica divinatoria, a me del tutto sconosciuta, che poi seppi essere denominata "coscinomanzia".
Pratica ancora in uso nel secolo scorso nelle regioni meridionali dell’Italia , oggi pressoché scomparsa,
Nonostante dallo spoglio delle schede sembrasse quasi certo che vincesse la lista del prof. Vincenzo Parillo contrapposta al sindaco uscente  cav. Francesco Cutillo, la signora C. sosteneva con fervore che avrebbe vinto la lista di quest’ultimo perché lei aveva fatto il setaccio ed aveva avuto una risposta in tal senso.
La" coscinomanzia" si faceva con il mezzo di un setaccio e delle forbici puntate nel cerchio del setaccio, sorrette da due persone.
La coschinomante  e una persona del gruppo, da lei designata, poste una di fronte all’altra, sollevavano forbici e setaccio e reggevano in sospensione il tutto, avvalendosi solo della punta dei polpastrelli degli indici della mano destra contrapposti alla base degli anelli della forbice.
Dopodichè rivolgevano la domanda, ripetuta tre volte, alla Santissima Trinità nella formula di implorazione: Santissima Trinità, dimme se .. Santissima Trinità, dimmi se si verificherà il tale evento .
Se durante la formulazione della domanda, ripetuta tre volte, o subito dopo, il setaccio cominciava a ruotare secondo l’asse verticale che coincideva con le lame delle forbici la riposta oracolare era affermativa. Se, al contrario, gli indici restavano ben fermi e quindi anche il setaccio rimaneva fermo, la risposta era negativa. 
Superfluo dire, per chi mi conosce, che personalmente non ho mai creduto a fattucchieri, cartomanti , tanto meno alle coschinomanti. 
I primi impegni -Anni 1975-1980
Nel corso delle elezioni del 1975, fui eletto consigliere e successivamente nominato assessore supplente. All'epoca, la nomina del Sindaco e degli assessori ricadeva sotto la responsabilità del Consiglio Comunale. 
Nutrivo grandi speranze di poter introdurre significativi cambiamenti.
Tuttavia, mi resi conto di trovarmi di fronte a una realtà estremamente ostica: gli amministratori mostravano scarsa apertura mentale e mancanza di visione, concentrati unicamente sulla gestione del momento. 
Erano intrappolati in  fazioni e in un campanilismo strisciante tra il capoluogo e le frazioni. Inoltre, nonostante non avessi avuto alcuna responsabilità nella gestione amministrativa passata, gran parte degli abitanti della frazione mi guardava con ostilità, alimentata anche da un giornale locale scandalistico, "La Scopa" , che prendeva di mira i sindaci delle nostre zone.
L'atmosfera di aperta avversione che sentivo quando entravo nel bar del paese mi provocava forte disagio e rendeva impossibile qualsiasi tentativo di dialogo chiarificatore.
Nonostante queste difficoltà, decisi di non arrendermi e cercai di fare del mio meglio. 
A quel tempo, il Comune era prevalentemente agricolo. Mi recai all'Ispettorato agrario, all'epoca, responsabile delle strade rurali, dove incontrai un funzionario proveniente casualmente dal nostro stesso Comune (il geom./perito agrario Giovanni Scirocco,proprietario della Massariella in via Ponte Pellegrino).
Si lamentò del fatto che, nonostante il Comune avesse ottenuto da tempo i finanziamenti per rendere carrozzabili due strade mulattiere ( Forelle-OrtoViole e Campole), il Sindaco non aveva preso provvedimenti per avviarne la realizzazione. Mi adoperai affinché queste strade venissero finalmente costruite.
Quando nel 1976 iniziarono i lavori per la strada Campole, emersero le Terme di Trebula Balliensis, un antico sito abitato già in epoca preromana (per insufficienza dei soldi, della strada Campole venne realizzato solo un primo tratto.Verra' completata successivamente)
Nella frazione mancava un campo di calcio molto desiderato dai ragazzi e dai giovani del luogo. Sebbene il sindaco fosse favorevole, non c'erano fondi disponibili sufficienti nel bilancio comunale per la sua realizzazione. Cercammo quindi  strade alternative e individuammo un terreno di proprietà della Diocesi, in affitto al colono Luigi Parillo. Attraverso un comune amico, riuscii a ottenere come richiesto dalla Diocesi, la dichiarazione del colono(resa in presenza del rappresentante dei coltivatori diretti) di rinuncia, senza alcuna pretesa, al contratto di affitto, a condizione che il terreno diventasse un campo di gioco per i giovani del paese. 
I lavori per la realizzazione del campo furono eseguiti in economia e con il prezioso contributo lavorativo volontario soprattutto di Pasquale Gravante.
Nel Comune non c'erano scuole materne statali. Se quella nel capoluogo, gestita dalle suore, incontrava il favore della popolazione, quella nella frazione, gestita in modo inadeguato dal CIF di Caserta, causava problemi soprattutto a causa dell'insegnante con difficoltà psichiche.
Nonostante le richieste di sostituzione, il problema persisteva. Decisi quindi di portare la questione in Giunta per deliberare sull'istituzione di una sezione di scuola materna statale. Mi fu suggerito di desistere per non scontrarmi con la potente presidente del CIF, stretta collaboratrice del Vescovo. Inoltre, mi venne detto che ottenere l'autorizzazione dal Ministero sarebbe stato complicato. Nel frattempo, subivo attacchi anche dal giornale "La Scopa", che arrivò a definirmi un assessore "senza cuore" per il fatto che avevo chiesto l'allontanamento dell' insegnante. 
Allo stesso tempo, mi veniva consigliato di lasciar perdere poiché avrei potuto trarne vantaggi per la mia carriera presso l’istituto pubblico in cui lavoravo, dato il legame di parentela del padre  dell'insegnante con un dirigente della Direzione generale dell’Istituto.
Nonostante le pressioni, decisi di non arrendermi e mi recai a Roma presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Mi informarono che per istituire la scuola materna bastava una delibera della giunta comunale, impegnandosi a mettere a disposizione locali e attrezzature.
Organizzai quindi la sospensione della frequenza dei bambini alla scuola, con il totale supporto e l'adesione convinta dei genitori. 
Dopo alcuni giorni, la Giunta comunale deliberò l'istituzione della scuola materna, decisione accolta dal Ministero.
Dal 1975 al 1980, quegli anni rappresentarono per me un periodo di significativo apprendistato. Durante questo periodo, ho avuto modo di imparare molto, soprattutto grazie ai consigli del rag. Chirilli e del rag. Piccirillo, due segretari comunali di "vecchio stampo".  Parallelamente, mi sono dedicato alla lettura di riviste specializzate che trattavano temi riguardanti gli enti locali, contribuendo così alla mia formazione amministrativa.
Nel 1975, il Comune di Pontelatone contava circa 1700 abitanti con una densità abitativa pari 52,71 abitanti per Km quadrato. Questo basso numero di residenti su un territorio esteso 32,25 Km quadrati aveva fatto emergere, già allora, rilevanti criticità: a) alti costi per assicurare servizi efficienti (ad esempio il trasporto scolastico) b) mancanza di un piano di fabbricazione, per il quale si sarebbero dovuto. assumere iniziative già anni prima.
Il 6 agosto  del 1967 era stata approvata la legge n.765 che  aveva imposto l'obbligo della licenza edilizia per attuare costruzioni in ogni parte del territorio.Inoltre, aveva posto drastiche limitazioni all'edificazione in assenza di strumenti urbanistici :a) fuori del perimetro dei centri abitati definito ai sensi dell’articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765, l’edificazione a scopo residenziale non può superare l’indice di metri cubi 0,03, per metro quadrato di area edificabile;
b) nell’ambito dei centri abitati definiti ai sensi dell’articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765, sono consentite soltanto opere di restauro e di risanamento conservativo, di manutenzione ordinaria o straordinaria, di consolidamento statico e di risanamento igienico;

Tali norme penalizzavano soprattutto la frazione Treglia, che presentava una proprietà fondiaria estremamente parcellizzata,  e il centro storico di Pontelatone.
Queste zone, privandosi della possibilità di nuove costruzioni, vivevano in  una situazione di stallo, mentre gli abitanti dela frazione, trovandosi in una situazione di impasse, stavano già da tempo optando per l'acquisto di immobili in altri comuni, utilizzando i loro risparmi frutto per lo più di un lavoro svolto all'estero.
Per attenuare tale inconveniente  e recuperare il recuperabile feci pressioni affinchè venisse approvato con urgenza un piano urbanistico ben strutturato, mirato a ridurre la dispersione degli insediamenti, concentrando lo sviluppo edilizio in determinate aree.
Purtroppo, mentre si diceva di condividere la mia tesi, di fatto non veniva assunto alcun provvedimento concreto al riguardo.
Il comportamento dilatorio mi fece avvertire un senso di frustrazione, di non riconoscimento del mio ruolo.
Ero legato al Sindaco da sincero affetto, sin da quando, io ragazzino, venne eletto con mio padre alla guida del comune, ma andavo avvertendo che la mia spinta propulsiva che cercavo di portare all’interno dell’amministrazione veniva vanificata da una politica conservatrice ed elettoralistica per cui le posizioni cominciarono a  divaricare         
 
la storia continua......prossimamente                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

 

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