sabato 14 gennaio 2023

LO SPOPOLAMENTO DELLE AREE INTERNE
 
È soprattutto d'inverno che senti il paese vuoto. La piazza, le strade fredde, grigie, deserte.
Le stesse strade che un tempo brulicavano di vita e dove oggi restano tante case disabitate e vuote.
Quelle case un tempo abitate da persone che popolavano il piccolo paese e che adesso sono nell'altro mondo o  andate via in cerca di fortuna altrove, lasciandosi alle spalle un paese con sempre più meno persone e sempre più meno vita.
Lo spopolamento dei piccoli comuni è diventato purtroppo un triste fenomeno che lentamente sta "spegnendo" i piccoli centri.
Visto da fuori il piccolo paese sembra quasi un mondo a parte. Un ambiente  in cui tutti sono amici e vivono tranquilli.
Bei paesaggi  e niente ansie,  puoi respirare, distendere i nervi. Non come in frenetiche città.
Ma è proprio così?
Questa è una tranquillità che "uccide" direbbe più di qualcuno.
Gli unici che rimangono davvero nel paese sono gli anziani. Sono radicati nel paese, ci sono nati e cresciuti.La loro casa, il loro bar, la loro panchina..
Ma non dobbiamo pensare che gli over 70 non si accorgano della decadenza.
Anzi, la avvertono più di tutti perché loro sono forse gli unici "padroni" delle pietre , delle piazze e delle strade ormai silenziose.
I giovani invece fanno le valigie e vanno via per mancanza di lavoro e di opportunità e costruiscono le loro famiglie altrove.
Il tempo per frenare il fenomeno dello svuotamento dei paesi forse  è già passato.
I fondi del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) rischiano di essere solo una sorta di "make up" per il solo recupero di piazze, strade e antichi palazzi senza una visione di sviluppo più concreta e più ampia che guardi anche alle politiche del lavoro e ai servizi, essenziali per contrastare efficacemente il fenomeno dello spopolamento
Nonostante nel 2014 sia nato lo SNAI (Strategia Nazionale per le Aree Interne) non si sono visti programmi e interventi efficaci per fermare il declino; si finanziano opere spesso inutili senza preoccuparsi di intercettare i bisogni veri del territorio. Basta scorrere i numeri dell'ISTAT, guardando i principali indicatori, per accorgersi di come, anche quando delle misure siano state adottate, non abbiano sortito alcun effetto significativo.
Peraltro, gli studi in proposito dello SNAI hanno riguardato tre settori ritenuti critici: la sanità, l'istruzione e la mobilità.
Se tanto mi da tanto, proprio su questi tre importanti aspetti della vita pubblica e del pressante interesse dei cittadini, i passi in avanti sono stati inconsistenti; semmai, a onore del vero, possiamo parlare di passi indietro; perchè i servizi sono sempre più scadenti.
Alcune misure andrebbero prese molto velocemente. Per le aree interne,credo, sarebbe importante trasformare le farmacie esistenti in Farmacie di servizi per le loro comunità ,  a cui i cittadini potranno rivolgersi per tutta una serie di servizi aggiuntivi come le prestazioni  analitiche di prima istanza, come i servizi  erogabili con dispositivi strumentali, prenotazione unica, pagamento dei ticket, ritiro dei referti  nonchè per servizi di assistenza alle fasce più fragili della popolazione, anche domiciliare.( gli anziani e coloro che hanno difficoltà di movimento stanno vivendo,più degli altri, sulla loro pelle le disfunzioni di un sistema sanitario in disfacimento)
La seconda misura dovrebbe riguardare l'accorpamento dei Comuni . Non è certo una panacea per tutti i mali, perchè non è mettendosi insieme tra Comuni che si argina la desertificazione demografica, ma, quantomeno, i servizi presenti sul territorio potrebbero essere gestiti meglio, con minori costi e più efficacia.
Ma più di ogni altra cosa serve implementare una nuova economia,  incentivando fortemente le imprese ad investire nei piccoli comuni delle aree interne per promuovere occupazione con progetti di sviluppo rispettosi dell'ambiente e delle specificità de territorio. 
I modesti contributi erogati oggi ai Comuni per contrastare il fenomeno dello spopolamento sono i classici pannicelli caldi.
Volendo,poi, analizzare, sia pure molto sommariamente, il fenomeno dello spopolamento del nostro Comune non possiamo non dirci che se è vero che lo spopolamento dei comuni delle aree interne è un processo storico  e nazionale, è altrettanto vero che la politica a Pontelatone ce l'abbia messa tutta ad aiutare tale andamento.
Sinteticamente, i principali "errori":
1) Non aver fatto, come il vicino comune di Formicola,alla fine degli anni "60, così come prescriveva la legge n.765/67 (legge Ponte), un adeguato piano di fabbricazione. Ciò, non ha consentito,negli anni successivi, alla frazione Treglia di mettere a frutto nell' edilizia  le cospicue rimesse degli emigrati, i quali, una volta rimpatriati,
nella impossibilita' di edificare per mancanza di aree, hanno acquistato casa in altri comuni e/o si sono trasferiti con le famiglie nei centri vicini.
2) Aver, l' Amministrazione dell'epoca, " contrastato" la lottizzazione del terreno di Santa Maria la Corte, al tempo, di proprietà della Parrocchia.
3) aver sacrificato agli interessi privati  che ruotavano attorno a Cervarecce (Napoli Golf)il piano regolatore approvato dal Consiglio Comunale nel 1984 (*) con la conseguenza del definitivo declino della frazione e la desertificazione del centro di Pontelatone
4) Aver revocato a beneficio di un privato il   Piano di Insediamento Produttivo in località Madama (peraltro già finanziato con un 1.900.000 euro) ,che se ben gestito avrebbe generato molti posti di lavoro.
 
 
 
(*) lasciatemi dire che sono preso da grande amarezza ogni volta che  penso a quel piano, di cui mi considero il"padre" per averlo per anni inseguito e fortemente voluto, contro i tentennamenti altrui, e che mi costò inimicizie e musi lunghi. 
Le ferite della politica, quando si fa con passione, dedizione e senza interessi da difendere, sono più profonde e difficili da guarire.

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