Massimo Gramellini: “Scontrino generazionale”
(di Massimo Gramellini – corriere.it)
– Qualcuno ancora si stupisce quando legge che i trentenni italiani
vivono a casa dei genitori. Forse smetterà di farlo dopo avere
conosciuto la storia di Alessandra, Andrea, Federica, Laura, Viola,
Fabio, Barbara e Rita. Hanno più di trent’anni e da cinque, in qualche
caso da dieci, lavorano presso la Biblioteca Nazionale di Roma. Si
muovono nell’ultimo girone dell’inferno. Sotto i precari, che almeno uno
stipendio lo prendono. Sotto i «voucheristi», che almeno un voucher lo
prendevano, finché c’era. Accolgono i visitatori, si aggirano tra gli
scaffali, gestiscono il magazzino. Ma alla fine del mese, anziché
ricevere la busta-paga, sono loro a consegnare una busta in cui come
formichine hanno raccolto gli scontrini del bar, compresi quelli caduti
per terra o dimenticati sul bancone. Una fatica supplementare per farsi
pagare 400 euro di rimborsi, senza contributi né tutele. Questi schiavi
moderni si definiscono «scontrinisti», ma tecnicamente sono dei
volontari in quota a un’associazione presieduta da un sindacalista, che
li presta allo Stato italiano per togliergli dalla coscienza il peso di
passare direttamente per caporale. Entrarono in Biblioteca aspettando un
concorso o un contratto che desse un senso alla loro invisibilità.
Hanno chiesto in tutti i modi al governo di porre fine allo strazio e
sono stati finalmente accontentati. Una circolare ministeriale ha
comunicato che verranno presto sostituiti dai ragazzi del servizio
civile, i quali riceveranno un rimborso analogo, ma almeno non dovranno
racimolare gli scontrini. E questo in Italia si chiama Progresso.
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