Oggi 27 maggio si celebra il Centenario della nascita di don
Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, un villaggio in Toscana, dove don
Lorenzo arrivò nellìautunno del 1954, ufficialmente trasferito, ma
di fatto esiliato per non aver rispettato le direttive vaticane di
votare e far votare Democrazia Cristiana alle elezioni politiche del
1953.
Una delle principali eredità che ci ha lasciato Don Milani è il suo approccio
all'educazione e alla formazione dei giovani. Egli credeva fortemente
nell'importanza di offrire un'istruzione di qualità a tutti i bambini,
indipendentemente dalla loro origine sociale o dal loro contesto familiare.Fondò la scuola di Barbiana, un'istituzione informale dove insegnò ai giovani emarginati
provenienti da famiglie povere.
Quando in questi mesi abbiamo sentito invocare il merito come
pilastro di una scuola che deve mandare avanti “i migliori”, quando il
merito è stato aggiunto persino nella dicitura del nuovo ministero
dell’Istruzione, ignorando volutamente che l’abbandono scolastico in
Italia è tra i più alti d’Europa, forse a molti di noi, più anziani, sarà tornata in mente quel ::non c’è
ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali», una delle frasi più celebri di quel libretto straordinario “Lettera a una professoressa” che nel lontano 1967 ha costretto
la scuola italiana a riflettere sulle sue mancanze e, piaccia o no, ha
nutrito la ribellione verso l’istruzione classista che di lì a poco
avrebbe animato la contestazione studentesca. Erano altri tempi, è vero, quando Don Milani contrapponeva la formazione scolastica dei figli di operai e contadini a quella dei figli dei padroni, eppure mai come adesso, con le disuguaglianze crescenti e con una popolazione scolastica composta im buona percentuale da figli di immigrati, l’insegnamento di quel grande prete visionario dovrebbe far da guida ai nostri giorni scomposti.
. . ” Se
voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri io
non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e
oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono
la mia Patria, gli altri i miei stranieri. “
don Lorenzo MIlani (“lettera ai cappellani militari”)
.
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